
20 Marzo 2022
I servizi di ExportUSA per aprire il mercato americano
Esempio di una tipica richiesta inviata a ExportUSA da clienti che vogliono aprire un'attività negli Stati Uniti
Perché i dazi USA non fermano le imprese italiane: il +10% è sostenibile e il mercato americano resta conveniente. Le aziende non rinunciano agli investimenti e l’Europa affronta la nuova fase con una strategia più pragmatica.
Durante la trasmissione televisiva "Omnibus" su La7, Lucio Miranda, presidente di ExportUSA, ha offerto una visione lucida e rassicurante sull'impatto dei nuovi dazi americani nei confronti delle aziende italiane. Miranda ha spiegato che, nonostante le trattative in corso tra Unione Europea e amministrazione americana, le imprese italiane non stanno cancellando i loro progetti negli Stati Uniti.
Secondo Miranda, anche nel caso in cui si confermasse un aumento generalizzato dei dazi del +10%, l’effetto sulle esportazioni italiane sarebbe contenuto. "Un aumento del 10% è totalmente assorbibile dal mercato americano", ha spiegato, sottolineando che il divario tra i prezzi dei prodotti importati e quelli made in USA è molto più ampio del 10%.
Un punto fondamentale chiarito da Miranda riguarda la base di calcolo del dazio: non si applica sul prezzo al dettaglio, ma sul valore all'importazione. Questo significa che l'incidenza reale sul prezzo finale è minima. L’esempio del Prosecco è emblematico: con un prezzo medio di importazione pari a 5 dollari e un prezzo al consumo di 28, l'aggravio del dazio corrisponde a soli 50 centesimi sullo scaffale. "Sono davvero questi 50 centesimi che possono fare la differenza? Non penso", ha dichiarato Miranda.
Inoltre, ha evidenziato che dal 2020 ad oggi i profitti delle società americane sono aumentati dell’82% e l'inflazione del 14%. Questo garantisce un "cuscino" economico sufficiente a contenere l'impatto dei dazi.
Un'altra parte rilevante dell'intervento ha riguardato l'approccio negoziale dell'Unione Europea. Miranda ha sottolineato come, rispetto alla prima ondata di dazi con l’amministrazione Trump, oggi l'Europa sembri più pronta: "Penso che con questo secondo giro di negoziazioni l’Europa si stia ponendo in maniera più spregiudicata e con una visione più ampia della trattativa".
Frediano Finucci
Lucio Miranda, presidente di ExportUSA, una società che si occupa di portare le aziende italiane a produrre negli Stati Uniti, che poi è uno degli scopi dei dazi di Trump. Dal suo punto di vista che cosa sta accadendo e che cosa stanno facendo le imprese italiane? E poi vorrei capire sinteticamente come si stanno comportando le aziende italiane in questo momento e come sta negoziando, a suo parere, l'Unione Europea con l'amministrazione americana?
Lucio Miranda
Noi siamo molto fiduciosi nel senso che l'Europa è un grosso partner commerciale per gli Stati Uniti, è difficile pensare che venga emarginato all'interno degli accordi commerciali che gli Stati Uniti stanno cercando di concludere. Siamo dell'opinione che se tutto va bene resterà il +10% su tutti i dazi come è al momento. Potrebbe essere che due elementi problematici della discussione siano ancora alluminio, acciaio, auto e parti auto, però se si rimanesse in questo stato di cose, quindi un +10%, l'aumento sarebbe totalmente digeribile per vari motivi, ma il primo è che il differenziale dei prezzi rispetto ai fornitori americani è ben altro che il 10%, per cui anche in termini competitivi non dovremmo vedere scossoni, anche perché poi questo +10% viene applicato erga omnes verso tutti i paesi e nei confronti della Cina ben di più perché siamo al +54% in media. Le negoziazioni stanno continuando durante il weekend, ripeto noi siamo fiduciosi, vediamo che le aziende italiane non hanno per la maggior parte cancellato i loro progetti di investimento negli Stati Uniti o comunque le loro attività di penetrazione commerciale nel mercato americano, per cui insomma per il momento non c'è una sensazione di panico.
Frediano Finucci
Ecco Miranda, siccome il diavolo sta nei dettagli e i negoziatori sono molto bravi ad affrontare i dettagli, se non ho capito male questo +10% però è differente, cioè non è al prezzo di vendita ma è al prezzo di produzione, è corretto? Ci può spiegare la differenza?
Lucio Miranda
Esatto, l'errore che tanti compiono è quello di pensare che dazio più 10% significa prendo il prezzo di vendita all'utente o al consumatore finale e aggiungo il 10%. In realtà bisogna tenere presente che il 10% viene calcolato sul prezzo all'importazione, di lì al consumatore finale (qui stiamo parlando di beni di consumo) c'è tutta la catena della distribuzione. Esistono delle tecniche di importazione che permettono di sterilizzare l'aumento dei dazi senza che venga ricaricato lungo la filiera della distribuzione, quindi questa è la prima cosa. La seconda cosa è che va visto in un contesto globale di tipo competitivo: aumentano i dazi del 10%, va bene, non voglio più comprare un prodotto importato, compro un prodotto made in USA e qui si apre la problematica:
1) questo prodotto è prodotto negli USA oppure no?
2) qual è il prezzo di questo bene prodotto negli USA?
Perché guardando soprattutto ai beni industriali, i prezzi dei prodotti made in USA sono ben più costosi, il prezzo è ben più alto che non la differenza del 10%, ecco perché noi diciamo che il 10% è totalmente assorbibile dal mercato. Ricordiamoci poi che dal 2020 a oggi i profitti delle società americane sono aumentati dell'82% e l'inflazione del 14%. Esiste un cuscino più che abbondante per assorbire parte se non tutti questi dazi in aumento. Brevissimamente, facciamo un esempio concreto: il Prosecco, il prezzo di importazione medio del prosecco è 5 dollari, il prezzo al consumo 28, un più 10 fa aumentare il pezzo di 50 centesimi, quindi io lo compro a 28, lo comprerei un domani a 28 e mezzo, sono davvero questi 50 centesimi che possono fare la differenza? Non penso.
Frediano Finucci
Lucio Miranda, ci sono delle analogie nel modo in cui l'Europa negozia con gli Stati Uniti per i dazi?
Lucio Miranda
Tipicamente l'Europa ha sempre negoziato in maniera tecnica, ma non perché è un vezzo dell'Europa, è sempre stato così, questa è sempre stata una materia molto tecnica, per riuscire a gestire una conversazione di questo tipo servivano dei tecnici e servono dei tecnici. Vero è che con Trump e con l'amministrazione Trump nella prima, ma ancora di più adesso nella seconda, il discorso si è spostato molto, da parte americana, sì c'è la parte tecnica, ma è prepondente quella negoziale e quella politica, quindi durante la prima tornata di dazi con, chiamiamolo Trump 1.0, secondo noi l'Europa si è trovata un po' scoperta. Penso che con questo secondo giro di negoziazioni ci sono alcuni sintomi che ci fanno pensare che invece l'Europa si stia ponendo in maniera un pochino più spregiudicata, più aggressiva con un occhio non solamente tecnico e con una visione un pochino più ampia della trattativa che stanno discutendo, delle cose che sono sul tavolo e quindi in questo senso penso che sia migliorata la qualità della negoziazione.
Esempio di una tipica richiesta inviata a ExportUSA da clienti che vogliono aprire un'attività negli Stati Uniti
Parlando con un solo interlocutore potete gestire tutto quello che serve per entrare sul mercato americano