Negli Stati Uniti arriva la Carta dei Prosecchi DOC per sapere come abbinarli

Quale tipologia di prosecco sposa meglio un determinato gusto di pizza?

L’America è il primo mercato al mondo per il Prosecco DOC con oltre 134 milioni di bottiglie importate nel 2022. I dati riportano una crescita di vendita in volumi del +4,7% nei primi mesi del 2023 rispetto all'anno precedente.
Sempre in America ogni anno vengono consumati più di 3 miliardi di pizze, con una media annua di 13 chili per persona (quasi il doppio rispetto agli italiani). Ben il 17% dei ristoranti statunitensi sono pizzerie.

Pizza e vino, inoltre, rappresentano un connubio già diffuso all’estero. Ciò che manca è piuttosto la consapevolezza della scelta qualitativamente superiore che si riscontra nel prosecco. E cosa, meglio di un’opera di sensibilizzazione, può risvegliare i palati americani sempre a caccia di nuovi trend?

Creare una Carta dei Prosecchi ha dunque l’obiettivo di accedere a un pubblico più ampio, partendo dagli operatori della ristorazione. Secondo il Consorzio tutela del Prosecco DOC, gli Stati Uniti sono un mercato abbastanza maturo da accogliere favorevolmente questa iniziativa, e anche in grado di lanciarla come tendenza nel resto del mondo. 

Parte così il tour in giro per le maggiori città statunitensi, in collaborazione con Le5Stagioni di Agugiaro&Figna Molini, per far conoscere il variegato patrimonio eno-gastronomico italiano, e promuoverlo attraverso la creazione di una Carta dei Prosecchi, per tutte le pizzerie interessate ai vari abbinamenti possibili.
 

ExportUSA ha intervistato il direttore del Consorzio del Prosecco Doc, Luca Giani, al chiosco Pizza&Prosecco, nella buyer lounge del Summer Fancy Food
 

Come nasce questo progetto? 

Siamo la denominazione più importante in termini di volume/valore: lo scorso anno abbiamo certificato 440 milioni di bottiglie, delle quali il 70 - 75 % destinate all’export (Regno Unito in testa e Stati Uniti come secondo mercato estero) - e il restante 20 - 25% all’Italia. Con una produzione così elevata siamo i primi produttori in Italia.

Da questi presupposti è nata l’idea da parte del Consorzio di condurre un’indagine più accurata sulle potenzialità di questo prodotto tanto apprezzato, realizzando un’analisi sul suo posizionamento. Fin da subito è emerso il binomio prosecco - pizza: entrambi sono prodotti d'eccellenza riconosciuti in tutto il mondo, ed entrambi si presentano in modo democratico, nel senso di una qualità accessibile a tutte le tasche. E così abbiamo pensato di consolidare il connubio tra queste due icone del Made in italy, riconosciute a livello globale, ma soprattutto negli Stati Uniti.
 

Nessuno ci aveva mai pensato prima?

Sappiamo che in passato sono già stati compiuti tentativi in questa direzione, ma il nostro obiettivo è la crescita del posizionamento sul mercato americano. Innanzitutto, lo stesso concetto di pizza si è evoluto negli Stati Uniti: non più solo Pizza Hut, ora gli americani sanno distinguere una pizza di stile napoletano da una per così dire più contemporanea, più croccante.

Ciò che fa veramente la differenza sono le materie prime: il prodotto pizza ha un vero valore aggiunto nel momento in cui vengono impiegate materie prime di alta qualità. Una qualità che si rispecchia anche nel Prosecco Doc. È proprio questo che stavamo cercando, una cucina che fosse in linea con il nostro posizionamento di mercato, oltre a trovare un abbinamento che riporti subito all’italianità. 

Noi come Consorzio del Prosecco Doc, da quasi 9 anni operiamo un’opera di divulgazione anche in questo senso: attraverso il claim “Italian Genio” sosteniamo il prosecco come un’espressione del genio italiano, senza voler peccare di presunzione, ma solo a sottolineare la qualità d’inventiva che contraddistingue gli italiani nel mondo e che ci porta ad eccellere in diversi campi: dall’arte, alla moda, all’architettura, al design, e, naturalmente alla cucina.
 

Come pensate di realizzare la vostra promozione?

Il nostro tentativo è quello di raccontare che non esiste solo il prosecco, ma esistono i prosecchi.
È soprattutto un’opera educativa, che vuole narrare le tante tipologie di prosecco appartenenti alla categoria Prosecco Doc – includendo anche il Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, il Prosecco Superiore DOCG.

È chiaro che noi rappresentiamo la nostra denominazione, ma l’obiettivo è ancora più ambizioso: vogliamo fare da apripista a un nuovo movimento, e in ragione della forza che riteniamo di avere e che altri non hanno, intendiamo portare avanti questo progetto investendo nell’opera di promozione presso ristoranti, pizzerie e wine shop americani nel lungo periodo. Dopodiché saranno le aziende stesse a entrare in gioco: sia quelle che rappresentiamo del Prosecco Doc, sia quelle che producono il Prosecco Superiore DOCG.
 

Come è stata accolta finora la Carta dei Prosecchi e i vari abbinamenti alle pizze?

Il nostro lavoro è quello di lanciare un messaggio e di trasmettere una nuova immagine di “italian lifestyle” nel mondo, per mostrare l’enorme versatilità del prosecco, in grado di essere declinato in ogni situazione conviviale: molteplici sono infatti le occasioni di consumo, inclusa la pausa pranzo; in contesti smart, ma veloci.

Siamo partiti realizzando degli area-test negli Stati Uniti, per poterci confrontare direttamente con il consumatore. A giugno, il primo lancio nazionale della “Prosecco Week” americana ha avuto un riscontro incoraggiante. La settimana prevedeva una serie di eventi consumer in diverse città degli Stati Uniti (New York, San Francisco, Dallas, Miami e Chicago), in cui venivano proposti diversi assaggi. Attraverso masterclass i sommelier insegnavano come abbinare il prosecco ai vari piatti, presentandoli sia agli addetti ai lavori e ai media, sia al grande pubblico. I feedback sono stati fin da subito molto positivi. 

Introdurre agli amanti della pizza nuove prospettive di consumo e di offerta è stato possibile anche in virtù della collaborazione con Le5Stagioni di Agugiaro&Figna Molini. Abbiamo infatti presentato la Carta dei Prosecchi agli operatori di ristoranti e pizzerie: in programma una degustazione di diverse tipologie di pizze, dalle versioni del sud, più rustiche, a quelle del nord più contemporanee, attraverso show cooking tenuti da pizzaioli d’eccezione. Ad esempio il Maestro Pizzaiolo veneto Denis Lovatel, con la "Pizza Tre-visioni" - pizza bianca con fior di latte, mousse di Casatella trevigiana DOP, luppolo selvatico, porchetta trevigiana, chutney di radicchio, accompagnata da Prosecco La Gioiosa Brut. 

Abbiamo replicato lo stesso format in un tour estivo che sta toccando diverse tappe negli Stati Uniti, tra cui il Summer Fancy Food a New York, proprio con l’obiettivo di introdurre le carte dei prosecchi all’interno dei ristoranti-pizzerie. La scusa è sempre quella di far scoprire al grande pubblico la varietà di abbinamenti possibili – tranquillo, frizzante o spumante, demi-sec, dry, extradry, brut – a seconda della pizza ordinata. Nel caso in cui il piatto sia tendenzialmente morbido, ad esempio, è importante avere un residuo zuccherino maggiore, mentre alla pizza fritta napoletana abbinerò un prosecco con un’acidità maggiore. 

Un altro aspetto interessante di questa operazione è che attraverso il prodotto pizza riusciamo a portare con noi una larga fetta del “Made in Italy”: la mozzarella di bufala campana, il Grana Padano, il prosciutto San Daniele, ecc. Riusciamo cioè a coinvolgere un gruppo molto ampio di partner di denominazione di origine italiana, sempre in collaborazione con i player americani, che si occupano di denominazioni d’origine (la loro presenza ancora ridotta in America, dimostra comunque una sensibilità in crescita).
 

Cosa succederà al termine di questo tour?

Il tour terminerà a settembre con l’appuntamento americano di “Chef Emergente” a Rhode Island: un evento creato anche per coinvolgere gli chef pizzaioli, che prevede diverse gare e premiazioni.
 

Cosa pensa dei brand “italian sounding” in America, che indicano come prosecco il vino effervescente?

Trovo che non sia corretto che si approprino di un brand costruito in anni di lavoro, con un sistema produttivo che ci ha creduto e ci ha investito. Dopodiché se quel prodotto è eccelso e sul mercato batte anche quello dei miei produttori nessun problema, ma dovrebbe presentarsi correttamente. Noi non pensiamo che il nostro vino sia migliore di un altro, ma vogliamo raccontare la nostra storia. Di che prodotto si tratta, quali sono le uve utilizzate, in che territorio e con che metodo è stato realizzato.
 

Quanto è importante lo storytelling in America?

Lo storytelling di una realtà produttiva come la nostra è fondamentale oggi, ovunque, non solo in America. Ti faccio vedere come viene prodotto il vino e che c’è un ente esterno che certifica la regolarità dell’intero processo. Dopodiché, se per te questo è un valore sai che devi comprare il prodotto a marchio prosecco, sennò sei libero di scegliere qualcos’altro. Il consumatore è libero.

 

Una volta finita la vostra opera di diffusione della Carta del Prosecco, a suo avviso, le aziende saranno pronte per entrare nel mercato degli Stati Uniti?

Le nostre prime 20 aziende controllano il 70% del mercato, ma in totale le aziende sono 350. C’è un mondo di aziende, dunque, che necessita di quei supporti e strutturazioni che non possono che trovare nell’outsourcing mediante società di consulenza specializzate in questo mercato.

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