Le Strategie per Rilanciare le Esportazioni negli USA

Rosa Polacco di RAI Radio3 intervista Lucio Miranda, presidente di ExportUSA, il 28 luglio 2025

Beni UE daziati del 15% negli USA

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Con il nuovo accordo tra Stati Uniti ed Unione Europea, scattano dazi del 15% su moltissimi prodotti. Lucio Miranda, presidente di ExportUSA, analizza l’impatto per le imprese italiane e spiega come ridurre i costi doganali.

Secondo Lucio Miranda i nuovi dazi USA al 15% colpiranno molte categorie merceologiche, ma esistono protocolli di importazione che permettono di ridurre l’impatto calcolando il dazio sul costo industriale invece che sul prezzo di importazione.
 

USA e Unione Europea: accordo confermato sui dazi

Il 28 luglio 2025 è stato annunciato un importante accordo commerciale tra Stati Uniti ed Unione Europea. Le nuove tariffe prevedono dazi al 15% su gran parte delle categorie merceologiche europee, mantenendo però il 50% su acciaio e alluminio e introducendo un regime “dazi zero per zero” su alcuni prodotti strategici.
 

Lucio Miranda: “Il dazio flat non è una tragedia per tutti i settori”

Lucio Miranda, economista e presidente di ExportUSA, ha commentato l’accordo durante la trasmissione "Tutta la città ne parla" su Rai Radio3. Secondo Miranda, la tariffa del 15% rappresenta una media che in alcuni settori – come calzature, abbigliamento e accessori – era già in vigore. “Non è un brutto affare per questi comparti. Per altri prodotti, ci sarà un aumento dei costi, ma non proporzionale alla tariffa”, afferma.
 

Gli Stati Uniti continueranno a importare prodotti europei

Miranda sottolinea un punto chiave: “Gli Stati Uniti non possono rinunciare a importare dall’Europa. Le alternative locali spesso non esistono o non garantiscono la stessa qualità”. Il dazio colpisce tutti i produttori esteri, quindi non si crea un reale svantaggio competitivo tra le imprese europee.
 

Come reagiranno le imprese italiane?

Secondo Miranda, l’aumento dei dazi non si tradurrà automaticamente in un aumento dei prezzi al consumo del 15%. “Ci sarà un mix: le imprese assorbiranno parte del costo riducendo i margini, e parte sarà trasferita sul prezzo finale. Dipende dalla filiera e dalla tipologia di prodotto”.
 

Le strategie per ridurre l’impatto dei dazi

ExportUSA ha già avviato soluzioni pratiche per le aziende italiane. “Abbiamo sviluppato due protocolli di importazione che permettono di calcolare il dazio non sul prezzo di vendita ma sul costo industriale o primo costo”, spiega Miranda. “Questa tecnica è già usata nella moda e nelle calzature, ma ora diventa strategica anche per altri settori come mobili, cosmetica, macchinari e robotica”.
 

Il messaggio alle imprese italiane

L’analisi di Miranda si chiude con un invito chiaro: “Prima del 2 aprile, il 50% dei beni industriali italiani entrava negli USA a tasso zero. Ora serve agire: adottare protocolli di importazione intelligenti è fondamentale per restare competitivi”.

La trascrizione dell'intervento a RAI Radio3

Rosa Polacco
Voglio salutare un'altra voce che ci ha raggiunto, Lucio Miranda, presidente di Exportusa, società di consulenza che aiuta le imprese italiane a entrare negli Stati Uniti. A lei vorrei girare innanzitutto, Miranda, le domande dei nostri ascoltatori, domande che sono anche le nostre, come impatteranno questi dazi sulle nostre esportazioni?

Lucio Miranda
Il 15% dovrebbe essere una tariffa flat, lo vorrei confermare, dovrebbe essere così. Questo vuol dire che per tantissimi beni, tantissime categorie di prodotti che noi esportiamo negli Stati Uniti sono molto più alte, tra le altre categorie meno, perché il dazio sulle calzature, il dazio sull'abbigliamento, gli accessori per l'abbigliamento e i tessili storicamente sono sempre state più alte, in media del 15%. 
Quindi in questo senso qua, su questi comparti produttivi non è un brutto affare. Per quanto riguarda il resto delle categorie merceologiche che noi esportiamo negli Stati Uniti, sì certo il dazio comporterà un aumento dei prezzi, non del 15% ovviamente. C'è anche da dire che gli Stati Uniti non possono rinunciare a importare e soprattutto importare dall'Europa, perché il dazio comunque è applicato a tutti, quindi non diventa un elemento di svantaggio competitivo. 
E poi gli Stati Uniti hanno bisogno di tante delle produzioni che noi facciamo e che loro non hanno. La ratio del dazio è, "io aumento il dazio sulle importazioni e quindi incomincio a importare il made in USA", però il made in USA spesso e volentieri non è disponibile o non è disponibile nelle quantità e nelle qualità che servono e quindi giocoforza l'export italiano continuerà negli Stati Uniti.

Rosa Polacco
Ma le faccio più nello specifico la domanda che aveva rivolto stamattina a Prima Pagina un ascoltatore che chiedeva: è automatico che chi esporta alzi i prezzi rischiando l'uscita del mercato o dovrà scaricarli sul costo di impresa diminuendo il suo profitto?"

Lucio Miranda
Sarà una combinazione di tutto questo: da una parte un po' lo altera, un po' lo assorbira diminuendo il margine, la stessa cosa fra l'importatore o il distributore o il dettagliante in ultima analisi se stiamo parlando di beni di largo consumo. 
Quando nella prima amministrazione Trump vennero messi i dazi sulle lavatrici, ad esempio, i dazi furono del 25% per le prime 50.000 unità, poi scattarono al 50%. Il prezzo al consumatore delle lavatrici in ultima analisi aumentò del 18%, quindi le dinamiche sono un po' più sfumate, non è semplicemente prendere il dazio e aggiungerlo al prezzo.

Rosa Polacco
Tra l'altro Miranda, adesso pensando al comparto agroalimentare che è uno di quelli anche spesso più raccontati insieme all'auto per quanto ci riguarda, voi come state aiutando le imprese che si rivolgono a voi? Da quanto tempo hanno cominciato a muoversi? Mi risferisco al fatto che noi da gennaio stiamo parlando di questo tema, con i sali e scendi cui la politica di Donald Trump ci ha abituati, però se all'inizio, nelle prime settimane, nei primi mesi, sentivamo delle posizioni non particolarmente apocalittiche su questa politica dei dazi che si annunciava, ora mi chiedo se le posizioni e le preoccupazioni sono diverse, ma in particolare vorrei proprio sapere come aiutate le aziende a orientarsi in questo momento?

Lucio Miranda
In questo momento noi abbiamo studiato due protocolli di importazione specifici per gli Stati Uniti che permettono di diminuire l'impatto dei dazi in sede di importazione, perché permettono di calcolare il dazio non sul prezzo di importazione, ma ad esempio sul costo industriale, sul costo di fabbricazione, sul primo costo e in questo modo il dazio può scendere notevolmente. Ci sono alcuni settori dove questo esercizio è particolarmente prezioso, mi riferisco a mobili, cosmetica. Moda e calzature sono due settori che questo protocollo di importazione lo stanno utilizzando da tanto tempo, perché come dicevo appunto i dazi sono molto alti e quindi si sono dati da fare prima, ma adesso questo tipo di operazione, questo tipo di protocollo di importazione diventa un po' dominio di tutti, mi riferisco anche ad esempio ai beni industriali, macchinari, robotica, impiantistica. Prima del 2 aprile il 50% dei beni industriali erano importati in America a tasso zero, adesso 15%, quindi vorrei sperare che le aziende incominciano a rimboccarsi le maniche e a guardare a queste tecniche di importazione per ridurre l'impatto dei dazi. 

Rosa Polacco
Molto interessante questo aspetto che ci sta spiegando Lucio Miranda dalla prospettiva di chi appunto fa consulenza per aiutare le imprese italiane negli Stati Uniti.

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