Il cambio Lira-Dollaro oggi risulterebbe pari a 1450. Piu’ di una decade fa, e piu’ precisamente  il 26 ottobre del 2000, ad un anno dall’abbandono della Lira e dall’entrata in vigore dell’Euro, il dollaro valeva oltre 2350 lire. 
Nel 2013, dopo la crisi da spread che nel 2011 ha reso l’Italia prossima alla bancarotta, un tasso di cambio  a questi livelli sembra essere un paradosso. 

E’ vero, si’, che l’economia Europea ha avuto una forte espansione a pochi anni dall’introduzione della moneta unica, mentre gli Stati Uniti boccheggiavano, con la FED che teneva tassi di interesse fissi, ma e’ anche vero che la crisi finanziaria internazionale del 2007 e la gia’ citata crisi da spread del 2011, ha messo in ginocchio l’Eurozona (e soprattutto l’Europa meridionale) piu’ di altre economie mondiali. Questa situazione macro economica di Europa a due velocita' non si e' riflessa sul tasso di cambio Euro/Dollaro come avrebbe dovuto. Il risultato sono le politiche fiscali draconiane, le politiche monetarie zoppicanti in cui e' costretta la BCE e il salvataggio affannoso della Grecia.
Negli Stati Uniti si e’ gia’ in ripresa, la crescita del PIL e’ stata sorpendentemente rivista in rialzo, mentre, stando alle parole del governatore della BCE Mario Draghi, in Italia forse si avra’ una mini-ripresa solamente ad inizio 2014. 

Come e’ quindi possibile che il tasso di cambio Lira-Dollaro sia oggi cosi’ basso? In altre parole: questo balzo della lira (da 1 dollaro = 2350 lire ad 1 dollaro = 1450 lire) rispecchia davvero i rapporti tra l'economia italiana e quella americana? Forse no. A guardare la situazione dell'economia italiana forse il tasso di cambio Lira/Dollaro dovrebbe essere piu' verso le 2500 lire per un dollaro che non 1500 lire per un dollaro.
Gli apprezzamenti o deprezzamenti delle valute sono complessi. In termini semplicistici potremmo dire che in ultima analisi rispecchiano soprattutto la relazione tra le economie.
La politica italiana, dal secondo dopo guerra, ha sempre attuato svalutazioni competitive della Lira, un po’ per rilanciare l’economia, avvantaggiando lo sviluppo del paese e la produttivita’ interna, consentendo una maggiore esportazione di prodotti, a scapito della credibilita’ internazionale, un po’ per assicurarsi consensi a livello politico ed evitare cambiamenti strutturali che questo consenso rischiavano di erodere.
Tuttavia, dall’adozione della moneta unica, tali strategie non sono state  piu’ possibili, poiche’ tutto, ora, e’ rimesso nelle mani della BCE. Gli interessi contrastanti dei vari paesi (la Germania interessata a mantenere un Euro forte, e paesi come Spagna, Portogallo, Italia anelanti un deprezzamento) bloccano il rilancio dell’ export ed una strategia di lungo periodo allineata con le altre maggiori economie (Stati Uniti, Giappone, Gran Bretagna stanno tutte adottando politiche monetarie volte ad una svalutazione della proprio moneta). 
Proprio quando una svalutazione dell’Euro, al contrario degli anni passati, sarebbe la risposta piu’ efficace al rilancio dell’economia Europea ed Italiana, la BCE si trova bloccata, con il cambio Euro-Dollaro forse allineato alla realta' economica tedesca ma assurdamente alto se consideriamo la situazione dell'economia italiana.

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