In America il commercio elettronico si sta spostando verso Instagram e TikTok
L’impatto dei social media su stili di vita e comportamenti di acquisto dei consumatori americani
Con quasi il 90% degli americani iscritto a un social media, le piattaforme social sono diventate strumenti indispensabili sia per i consumatori che per le aziende negli Stati Uniti. Da una parte, i consumatori usano i social network per informarsi, scoprire prodotti e fare acquisti. Le aziende, invece, li utilizzano per perfezionare la loro strategia di business e incrementare le vendite sul mercato americano.
TikTok il social network che sta crescendo più rapidamente in America. Su TikTok nascono e si diffondono tutti i principali trend di mercato ed è qui che chi ha un’attività commerciale negli USA impara a conoscere quelli che presto rappresenteranno la coorte di consumatori più grande di sempre: la Gen Z. Per quel che riguarda Instagram, la piattaforma ha superato la soglia dei 2 miliardi di utenti nel 2022. Anche se meno popolare tra i consumatori della Generazione Z si tratta dello spazio digitale in cui i brand attivi in America combattono di più per ottenere un buon seguito da parte del pubblico: questo accade perché Instagram è un tasso di engagement dell’81% e perché è il terreno ideale per lanciare campagne di influencer marketing negli Stati Uniti.
È difficile prevedere gli sviluppi futuri dei social media in America. Ciò che è certo è che sia Instagram che TikTok hanno rivoluzionato il comportamento di acquisto delle fasce più giovani della popolazione. Contenuti altamente personalizzati e funzionalità di acquisto in-app (che rendono i nuovi social media degli e-commerce a tutti gli effetti) stanno guidando il passaggio da un commercio discreto, principalmente offline, a una modalità di compravendita ultrainformata che avviene quasi solo sui canali digitali.
Articolo originariamente pubblicato il 7 Gennaio 2014
Potenza dei social media americani nel condizionare le opinioni
Gli Stati Uniti sono un paese dove lo sviluppo e l’uso dei social media sono molto diffusi. Lo sono al punto tale che, in America, tramite questi canali singole persone possono arrivare a far valere la propria voce con i colossi dell’industria.
Le storie di Renee Shutters e Vani Hari ne sono esempi significativi. La signora Shutters in un primo momento protestò presso la Food and Drug Administration contro la Mars, Inc. per ottenere l’eliminazione dei coloranti artificiali dalle famose caramelle M&M’s. Tale tentativo tuttavia si rivelò vano. Solo dopo aver diffuso una petizione su internet, sostenuta da molta gente, la signora Shutters riuscì ad aver un impatto sull’azienda, che ora sta elaborando dei coloranti naturali con la prospettiva di sostituirli a quelli artificiali usati nelle caramelle.
Ancora più notevole è la storia della signora Hari, una blogger con all’attivo alcune campagne contro aziende alimentari. In risposta a un post di alcuni anni fa contro Chick-fil-A, Inc. - e al seguito che tale post ebbe presso il pubblico – Hari fu invitata dall’azienda (una catena di fast food specializzati in panini con pollo) a passare una giornata presso il quartier generale di Atlanta. In quell’occasione poté esporre i propri dubbi sugli ingredienti usati nei prodotti, discutere di come risolvere tali problemi, e contribuire a creare una lista delle priorità da affrontare. Dopo tale incontro l’azienda ha effettivamente introdotto delle modifiche agli ingredienti usati nelle proprie ricette.
Nessuna azienda dichiara esplicitamente che i cambiamenti sono frutto delle proteste mosse tramite i social media. Tuttavia, la relazione sembra piuttosto evidente.
Le aziende già esplorano strategicamente i social media per studiare l’evoluzione dei gusti dei consumatori. E quando le petizioni pubblicate via internet raggiungono una massa critica, le aziende non possono più far finta di niente, perché a quel punto vuol dire che sono i loro stessi clienti a chiedere i cambiamenti. A questo proposito, Matthew Egol, un partner presso l’azienda di consulenza Booz & Company, afferma che i social media possono amplificare significativamente le lamentele mosse da alcuni consumatori. Alcune aziende addirittura usano strumenti che permettono di stimare il rischio portato ai loro prodotti dalle proteste dei consumatori. Tali strumenti consentono di misurare le dimensioni del problema, quanto rapidamente si diffonde e quanto influenti sono le persone che se ne fanno portatori. A quel punto l’azienda può decidere cosa fare. I social media abbiano aperto una nuova era per fare arrivare la voce dei consumatori alle grandi aziende.