Taglio alle tasse per importare vino in USA: favoriti i piccoli produttori dalla riduzione delle accise

La crescita della quota di mercato e dell’export di vino italiano negli Stati Uniti e la diminuzione delle imposte sui piccoli importatori di vino in America sono portatori di un generale ottimismo


Ottime notizie per il comparto delle piccole medie imprese vitivinicole italiane che vogliono espandersi nel mercato USA: salgono le esportazioni, diminuiscono le tasse d’importazione

Le piccole case vinicole italiane che vogliono vendere vino negli Stati Uniti vengono avvantaggiate dalle nuove riforme sulle importazioni, proprio mentre cresce la quota di mercato e migliora il posizionamento del vino italiano negli USA

Ultimi aggiornamenti sull’export italiano del vino verso gli Stati Uniti. Da un lato si conferma il trend di un America che continua a bere sempre meglio (con un prezzo medio al litro di $ 18.6, pari a $ 14 alla bottiglia), dall’altro il recente taglio alle imposte sulle importazioni di vino da parte dell’amministrazione Trump, esclusivamente a favore delle piccole medie imprese vitivinicole.

È risaputo che gli Stati Uniti sono il mercato del vino più grande al mondo (per un valore di $ 62 miliardi), e sono anche il principale mercato di destinazione delle esportazioni vinicole italiane, assorbendo circa un quarto del totale delle vendite all'estero. Secondo gli ultimi dati dello U.S. Department of Commerce, nel 2018 l’Italia ha incrementato l’esportazione di vino del 6,8% in valore, pari a una quota di $ 1,9 miliardi (e dell’1,2% in volume, pari a 3,4 milioni di ettolitri), rispetto all’anno precedente. Si tratta della crescita in valore più elevata dell’ultimo quinquennio.

Andando per categorie, l'Italia è il primo fornitore degli USA per i bianchi (oltre un terzo delle esportazioni) e per i rossi, con una quota di mercato rispettivamente del 40% e del 32,5% (in crescita rispetto al 31,6% del 2017). Ma il 2018 si rivela un’annata straordinaria soprattutto per i vini spumanti e frizzanti, che rappresentano oltre il 22% dell’export italiano verso gli Stati Uniti, pari a una quota di $ 440 milioni.

La rivincita dei piccoli produttori di vino italiani negli USA, che ora sono agevolati dal taglio della Excise Tax (le tasse sugli alcolici)

Se i costi per esportare vino in America per un piccolo-medio produttore rientravano in un investimento proibitivo, poiché la distribuzione del vino negli Stati Uniti era in mano ai grandi distributori, oggi la riforma introdotta dall’amministrazione Trump di fatto penalizza le grandi società che fanno vino per il mass-market e agevola le piccole produzioni e i piccoli distributori. Ottime notizie, dunque, per i piccoli importatori di vino negli USA, a fronte di un taglio delle imposte da parte del governo americano previsto solo per le aziende vitivinicole di dimensioni medio-piccole, ovvero il 90/95% del Paese Italia. In contemporanea a questa imperdibile occasione di entrare nel mercato più importante a livello globale, Exportusa ha creato un programma commerciale vino ad hoc per i piccoli produttori, in collaborazione con la Italy America Chamber of Commerce di New York. 

Il Wine Project di ExportUSA propone un approccio a step che porta la bottiglia di vino dalla cantina italiana alla tavola americana, verificandone professionalmente il potenziale di successo e supportandone la distribuzione.


Esaminiamo nel dettaglio il cambiamento legislativo americano rispetto alle importazioni vitiviniole, (fonte Il Sole 24 Ore) la riforma che favorisce l’esportazione di vino negli USA dei piccoli distributori di vino, ovvero la norma contenuta nel Tax Modernization Act, il provvedimento entrato in vigore nel gennaio 2018, che ha ridotto le imposte societarie dal 35% al 21%. Un capitolo della normativa prevede il taglio delle Excise Tax, le accise che si pagano sugli alcolici. Ogni Stato americano ha le sue. Ci sono anche quelle federali, che valgono per tutti i produttori americani e per chi esporta. La Exice Tax federale per il vino fermo è di 1,07 dollari a gallone (3.78 litri). La legge ha introdotto una progressività dell'imposta, con una divisione dei produttori in scaglioni e un rimborso fiscale che per i piccoli è quasi pari a zero.

Sono considerati piccoli produttori quelli che vendono meno di 30 mila galloni all'anno sul mercato americano. Si parla di 181 mila bottiglie di vino l'anno. Ci sono poche aziende in Italia che superano questi livelli, il grosso del business della produzione italiana è fatto aziende che sono sotto questo tetto”. A loro l'amministrazione Trump riserva uno “sconto” dell'Exice Tax di 1 dollaro a gallone. “Se prima per sdoganare un container da 40 piedi di vino ci volevano 7mila dollari, oggi se ne pagano 1.500-2.000”. Per gli scaglioni successivi il recupero fiscale diminuisce. Come detto la riforma penalizza le grandi società che fanno vino per il mass-market mentre valorizza le piccole produzioni e i piccoli distributori”. Se i costi per esportare vino in America per un piccolo-medio produttore rientravano in un investimento proibitivo, poiché la distribuzione del vino negli Stati Uniti era in mano ai grandi produttori di vino, oggi la riforma introdotta dall’amministrazione Trump di fatto penalizza le grandi società che fanno vino per il mass-market e agevola le piccole produzioni e i piccoli distributori”.
 

La rivoluzione del vino in lattina in America

Le aziende italiane non possono inoltre trascurare i trend legati alle nuove generazioni americane.
La generazione Millennial rivoluziona i comportamenti di consumo anche nel settore del vino, in cui si impongono nuovi formati, come il vino in lattina. I numeri del vino in lattina in America parlano chiaro: dai $ 2 milioni del 2012 si passa ai $ 50 milioni del 2018. 

La lattina è esattamente un quarto delle dimensioni di una bottiglia tradizionale e di conseguenza può essere offerta a un quarto del prezzo, oltre a rappresentare una porzione singola perfetta per bar, ristoranti e anche per casa. A New York diversi ristoranti servono già il vino in lattina.
Secondo Nielsen, il 73% degli intervistati afferma che i prodotti in imballaggi facili da trasportare sono importanti per loro e il 49% dichiara che i packaging monodose sono necessari per il loro stile di vita. I consumatori statunitensi tendono ad acquistare spesso lo stesso vino, anche per non rischiare di spendere molti soldi per qualcosa che non hanno mai provato prima. Per una generazione che valorizza maggiormente le esperienze rispetto ai prodotti in sè, le lattine eliminano fastidiosi calici e cavatappi, il che significa che il vino può essere facilmente aperto in occasione di un festival o in spiaggia e che, più in generale, si può consumare in tutta sicurezza in luoghi aperti come parchi, spiagge e barche, oppure durante le grigliate in giardino o nelle feste sui rooftop. nel 2018 il mercato del vino in lattina ha fruttato 50 milioni di dollari. Se poi pensiamo al potere dei social network e al loro ruolo fondamentale nella vita dei Millenials, il cui 45% è influenzato da ciò che vede sui vari canali, si può dire che il mercato è destinato ad andare in una sola direzione: quella della crescita.


 

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