Web Tax, dazi, e disputa commerciale con gli Stati Uniti

Aggiornamento del 30 Aprile 2025

La Web Tax in Italia ha una aliquota del 3% applicata sui ricavi lordi. La Web Tax è conosciuta anche come DST - Digital Service Tax

Nel contesto della più ampia disputa commerciale e sui dazi con gli Stati Uniti, si riaccende la controversia sulla Web Tax, altrimenti detta DST - Digital Service Tax, imposta da diversi paesi europei tra cui l'Italia, sui redditi generati dalla vendita di servizi digitali da parte delle grandi società tecnologiche americane come Google, Microsoft ad esempio.

Le imposte sui redditi derivati dalla vendita di servizi digitali  sono imposte riscosse sui ricavi [lordi] generati dalla vendita di determinati servizi digitali, come la pubblicità online ad esempio, le attività di intermediazione digitale, e la vendita di dati degli utenti, da parte di società tecnologiche multinazionali che presentano ricavi superiori a determinate soglie.
 

Le varie forme di Web Tax adottate, anche dall'Italia, presentano tre ordini di problemi:

  1. Sono forme di tassazione calcolate sui ricavi lordi, il che preclude il recupero della doppia imposizione per il tramite del meccanismo del credito d'imposta perchè i vari trattati internazionali contro la doppia imposizione non considerano questa forma di tassazione come una vera e propria tassazione sul reddito e, come tale, non ricompresa tra quanto previsto dai trattati [tra cui appunto l'attribuzione dei crediti di imposta]
  2. Non seguono la prassi di tassare un flusso di reddito in base alla presenza o meno di una stabile organizzazione nel paese che impone la Web Tax.
  3. La soglia minima dei ricavi che determinano l'imposizione della Web Tax è tale da fare pensare ad un intento discriminatorio in quanto società di tali dimensioni sono solo quelle americane.

In un paper preparato da ExportUSA e presentato in passato a diversi livelli governativi, è stata proposta una soluzione che permettesse la tassazione dei redditi generata dalla vendita di servizi digitali rimanendo nell'alveo dei principi generalmente accettati nell'ambito della tassazione internazionale dei redditi. Si trattava di una proposta innovativa per l'Europa, capace di superare le limitazioni di un concetto, quello della stabile organizzazione, di stampo medievale, che è stato completamente superato dalla realtà economica e dall'avanzamento della tecnologia e delle abitudini di consumo e di acquisto.

In questo contesto, il 21 febbraio 2025, infatti, il Presidente Donald Trump ha emesso un memorandum presidenziale con cui ha segnalato l'intenzione di adottare provvedimenti relativi a misure fiscali e regolamentari che colpiscono i fornitori statunitensi di servizi digitali. Sebbene il Memorandum per ora non imponga alcun rimedio specifico, richiede però uno studio e raccomandazioni su eventuali contromisure appropriate (ad esempio, dazi doganali volti a contrastare le imposte sui servizi digitali - DST) Il Memorandum incarica l'Office of the U.S. Trade Representative (USTR), il Dipartimento del Commercio, il Dipartimento del Tesoro e il Senior Counselor del Presidente per il Commercio e la Manifattura di:

L'obiettivo primario è quello proteggere società tecnologiche americane come Google, Amazon, Microsoft, eBay, etc. da quelle che l'amministrazione Trump ritiene pratiche fiscali discriminatorie e ingiuste adottate da paesi esteri.

Le aliquote della Web Tax nei diversi paesi europei

PAESE ALIQUOTA REDDITI TASSATI
Austria In vigore 5% Pubblicità
Belgio Dal 2027 3% Pubblicità; intermediazione; trasmissione dati
Rep. Ceca In sospeso 5% Pubblicità; servizi digitali
Danimarca In vigore 2% Streaming video
Francia In vigore 3% Pubblicità; interfacce digitali; dati utente
In vigore 1,2% Streaming video
Ungheria In vigore 7,5% Contenuti multimediali; pubblicità
Italia In vigore 3% Pubblicità; interfacce digitali; dati utente
Polonia In vigore 1,5% Streaming video
Proposta 7% Servizi digitali
Portogallo In vigore 4% Streaming video
Slovenia Proposta Pubblicità; dati utente
Spagna In vigore 3% Pubblicità; dati utente
Turchia In vigore 7,5% Pubblicità; social media
UK In vigore 2% Marketplace; social media; motori di ricerca
Norvegia Annunciata Possibile introduzione in assenza accordo OCSE/G20


 

Aggiornamento del 2 Agosto 2023

Leggi anche: Novità sulla tassazione dei servizi digitali negli Stati Uniti 

Il 21 luglio 2023, l'Internal Revenue Service (IRS, l'Agenzia delle Entrate americana) ha pubblicato la "Notice 2023-55" per correggere l'onere imposto, in certe situazioni, dall'impossibilità di usufruire del credito d'imposta da parte delle aziende americane che operano all'estero in seguito alla revisione della normativa in materia emessa dall'IRS a fine 2022.

Secondo i principi fiscali americani come stabiliti dalla predetta normativa, i requisiti che un'imposta estera deve soddisfare per essere considerata un "imposta sul reddito" (o un'imposta "in luogo di" un'imposta sul reddito) erano consolidati da sempre in base a criteri stabiliti inizialmente in sentenze giudiziarie e orientamenti amministrativi, successivamente incorporati nelle norme fiscali americane fin dal 1983.

Tali regole erano rimaste per lo più invariate fino alle Regolamentazioni Finali del 2022, che hanno aggiunto alcune rigorose condizioni affinché un'imposta straniera possa essere considerata come "imposta sul reddito" [e quindi permettere il recupero delle tasse pagate attraverso il meccanismo del credito d'imposta] includendo in particolare:

L'introduzione del nuovo "requisito di attribuzione", in base al quale ... (b) un'imposta straniera imposta ai non residenti del paese estero deve attribuire i ricavi lordi e i costi in base alle attività del non residente nel paese estero, utilizzando "principi ragionevoli", simili a quelli codificati dalle norme fiscali americane, per determinare il "reddito tassabile effettivamente connesso". In altre parole, il fondamento per la tassabilità non può basarsi semplicemente sul paese in cui l'attività si è svolta o su altri criteri legati solo alla localizzazione.

Adesso, ed in via temporanea, le aziende americane possono invece optare per il trattamento fiscale ante 2022 e quindi essere sicure di poter sempre recuperare, per il tramite del meccanismo del credito di imposta, le tasse pagate all'estero sui redditi generati all'estero.

Questa facoltà ha però un'eccezione che stabilisce che le imposte straniere il cui calcolo è basato sui ricavi lordi o sul reddito lordo non soddisfano il "requisito di reddito netto" e quindi non possono essere considerate creditabili (ad eccezione del caso di un'imposta straniera il cui calcolo è basato esclusivamente su redditi da investimenti non derivanti da un'attività commerciale). Questa eccezione è intesa a prevenire l'accreditamento delle imposte sulle prestazioni digitali imposte alle aziende tecnologiche, la cosiddetta Digital Service Tax che diversi paesi europei, Francia in testa, avevano tentato di introdurre nel 2018/2019 cassando poi l'idea a seguito della minaccia di ritorsione da parte degli Stati Uniti che avevano definito questa nuova imposta come discriminatoria [e noi di ExportUSA concordiamo..]

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