
04 Giugno 2025
Impatti sull'economia del commercio estero USA
Impatto dell'aumento dei dazi USA sul tasso di inflazione in America
Le imprese italiane esportano ancora con in modo importante verso gli Stati Uniti, ma devono affrontare nuove sfide legate ai dazi su acciaio, alluminio e prodotti derivati. Lucio Miranda (Presidente ExportUSA) spiega come le imprese si stanno adattando, dalle trattative con gli importatori alle tecniche per sterilizzare i rincari nei prezzi finali. Un focus indispensabile per chi fa business con l’America.
Durante un’intervista del 3 giugno 2025 alla trasmissione Focus Economia di Radio24, condotta da Sebastiano Barisoni, Lucio Miranda – presidente di ExportUSA, società di consulenza specializzata nel supporto alle imprese italiane che vogliono entrare nel mercato statunitense – ha fatto il punto sulla situazione attuale dell’export italiano verso gli USA e sulle contromisure adottate dalle imprese di fronte all’aumento dei dazi doganali.
Dopo il cosiddetto “Liberation Day” del 2 aprile, che ha segnato l’introduzione di dazi generalizzati del 10%, le aziende hanno accelerato le esportazioni verso gli Stati Uniti per fare magazzino e anticipare possibili ulteriori aumenti. Per questo, “Mai come adesso il deficit commerciale americano è stato così alto, mese dopo mese si registrano nuovi record”, ha spiegato Lucio Miranda.
A partire dal 4 giugno 2025, i dazi su acciaio e alluminio raddoppieranno, passando dal 25% al 50%, con potenziali ripercussioni su filiere produttive finora non interessate direttamente.
Una novità importante rispetto alle misure tariffarie del passato riguarda l’estensione dei dazi anche ai prodotti derivati contenenti acciaio o alluminio, come ad esempio le pentole o altri articoli industriali e casalinghi.
In questi casi, ha precisato Miranda, “il dazio non è calcolato sul valore del bene finito, ma sulla quantità di materiale contenuto”. Una misura che potrebbe danneggiare anche l’Italia, considerando l’export consistente in beni trasformati, specialmente nei settori cucina, design e meccanica leggera.
Miranda ha illustrato alcune contromisure adottate dalle imprese italiane, soprattutto nei settori alimentare e vino, dove le filiere distributive sono lunghe e complesse. La chiave è trovare un’intesa con importatori e distributori per “sterilizzare” l’aumento dei costi causato dai dazi.
“Se la filiera si mette d’accordo, una bottiglia che oggi costa 50 dollari può arrivare a 52 e rimanere competitiva. Se invece ognuno applica i suoi ricarichi sul dazio, si rischia di arrivare a 60 dollari, con un impatto molto più pesante.”
Il caso Walmart è esemplare: il colosso americano ha avviato negoziazioni con i fornitori cinesi per far assorbire loro fino a due terzi del costo aggiuntivo.
Un’opportunità ancora poco conosciuta, ma pienamente legale e codificata negli USA, è quella di richiedere il calcolo del dazio sul costo di produzione anziché sul prezzo di importazione. Questa procedura doganale può portare a una significativa riduzione dell’impatto fiscale e viene già applicata in settori ad alto valore aggiunto come moda, accessori, cosmetica, calzature e meccanica.
“È una pratica che va concordata con le autorità doganali statunitensi, ma per alcuni comparti rappresenta una leva decisiva”, ha confermato Lucio Miranda.
Attualmente i settori più attivi nell’export verso gli Stati Uniti sono l’alimentare e le componenti industriali. L’export è cresciuto sensibilmente fino ad aprile, anche se adesso si osserva un rallentamento fisiologico dovuto all’esaurimento delle scorte anticipate.
Tuttavia, l’effetto dei nuovi dazi non si è ancora pienamente manifestato nei prezzi al consumo: “Le vendite al dettaglio sono leggermente calate, ma non crollate. Inoltre, i beni importati non costituiscono una percentuale tale da trasferire immediatamente il rincaro sui prezzi finali”, ha sottolineato Miranda.
La trascrizione dell'intervento:
Sebastiano Barisoni
Lucio Miranda è stato nostro ospite già altre volte, è fondatore di ExportUSA, società di consulenza per aziende che vogliono avviare attività di business ed esportazione negli Stati Uniti. Mi racconti che tattiche, che tecniche stanno adottando gli esportatori italiani verso gli Stati Uniti. Abbiamo visto che che c'è stato un boom dell'export nel primo trimestre 202, poi un calo forte ad aprile perché le scorte erano state fatte, cioè come si stanno attrezzando? Dove si può, perché ricordo sempre che quando il bene è deperibile non è che si possa stoccarlo più di tanto.
Allora Miranda, che cosa sta capitando dopo lo shock del famoso Liberation Day del 2 aprile. la retromarcia, e adesso..?
Lucio Miranda
Adesso sta continuando la corsa alle importazioni prima che scattino nuovi dazi e infatti mai come adesso il deficit commerciale degli Stati Uniti è stato alto, mese dopo mese, record dopo record, quindi questa paura dei dazi ha fatto scattare le importazioni a partire da novembre e ancora stanno andando avanti.
Sebastiano Barisoni
Anche se adesso ci sono dazi al 10% "universali"?
Lucio Miranda
Li chiamano "universali" perché ci sono poi quelli particolari. Quelli particolari sono per l' automotive e per acciaio e alluminio, quindi quelli generali sono i +10% poi quelli speciali sono questi due qua, ma questa continua incertezza sta continuando a spingere le importazioni fintanto che si rimane soltanto al +10%. Domani dovrebbero raddoppiare quelli sull'acciaio e l'alluminio che passano dal +25% al +50% e questa volta potrebbe non fare marcia indietro e il +50 diventa reale.
Sebastiano Barisoni
Volevo capire una cosa: acciaio e alluminio 50% domani. Ma abbiamo raccontato molte volte che l'export di acciaio negli Stati Uniti italiano non significativo, diciamo così, anche perché come ci raccontavano i produttori, l'acciaio proprio per l'enorme peso che ha tende a non avere questo grande export perché costa molto il trasporto, per cui il danno sull'Italia sarà contenuto. Però tornando al resto però non tutti possono far magazzino e soprattutto lei ha avuto ha capito se ci si sta mettendo d'accordo con gli importatori per dividere un po' i costi o andrà tutto sul consumatore finale?
Lucio Miranda
Una breve notazione sull'acciaio e l'alluminio: questa volta a differenza del Trump 1.0 gli extradazi sull'acciaio e l'alluminio si estendono anche ai prodotti derivativi. Tanto per dirne una: se io faccio una pentola in acciaio anche quella è daziata Solo che il dazio non è calcolato sul valore del del bene finito ma soltanto sul contenuto di acciaio o alluminio, quindi lì potrebbe potrebbe farci del danno perché in effetti ne facciamo molto. Per quanto riguarda le negoziazioni commerciali, sicuramente sono in atto delle conversazioni serrate per riuscire a capire come condividerli, è notizia di ieri che Walmart, che importa molto dalla Cina, sta negoziando questo accordo con i produttori cinesi in maniera tale che i produttori cinesi si accollino il 66%, quindi 2/3 dell'aumento dei dazi. Perciò sicuramente ci sono negoziazioni in atto. Ci sono poi delle tecniche, soprattutto nelle filiere distributive lunghe come l'alimentare e il vino, ci sono delle tecniche per poter sterilizzare l'aumento del dazio in maniera tale che non che non si gonfi per effetto dei ricarichi successivi.
Allora il punto è molto semplice ma lo rispiego: se la filiera si mette d'accordo nello sterilizzare questi €2 alla fine la bottiglia da $50 ne costerà $52 E lì reggi perché 52 sono neanche il 5%. Ma se ognuno mantiene invece i margini di guadagno che attualmente ha, allora è chiaro che i 10 che diventano 12, poi ci applichi il 30% sui 12 a quel punto poi applichi un altro 50% sul risultato, alla fine la bottiglia non costerà più $50 ma $60 e allora lì inizi a farti un po' male perché questo ragionamento l'ho fatto nella classica bottiglia che esce a 10 ma in realtà noi vendiamo anche molto sotto i $14 negli Stati Uniti. Se lì il 20% fosse su tutto vai a 15 e più, se invece è solo sulla parte iniziale lo contieni.
Ma mi dica una cosa chi è che secondo lei sta esportando di più adesso e chi meno cioè in attesa di dei prossimi dazi.
Lucio Miranda
Tutto il comparto alimentare ha avuto un boom e poi anche tutte le parti industriali, pezzi e componenti, anche quelli lì sono aumentati molto.
Sebastiano Barisoni
Nel consumatore americano si iniziano a vedere i primi effetti o al momento no?
Lucio Miranda
Al momento no perché le vendite al dettaglio sono un po' calate ma non sono crollate. E anche dal dagli indicatori che sono usciti oggi sembrerebbe che anche la situazione del del mercato del lavoro si stia un attimino alleggerendo ma non dà indicazioni.
Sebastiano Barisoni
Questo perché il magazzino fatto nei mesi scorsi con le scorte non si è ancora scaricato sui prezzi?
Lucio Miranda
Questo è il primo motivo, il secondo è che se noi guardiamo alle dimensioni dell'economia americana, ad esempio alle vendite al dettaglio e poi guardiamo alle importazioni, i prodotti di consumo che sono importati non sono questa percentuale che drammaticamente incide immediatamente trasmettendosi sui prezzi al consumo finale. Quindi magari ci vorrà un pochino più di tempo perché con tutti gli acquisti che sono iniziati in anticipo a novembre l'effetto dazi ancora non l'abbiamo visto ma poi comunque non è una percentuale tipo del 60% che se aumentano i dazi immediatamente tutti i prezzi salgono e l'inflazione ne risente, è molto minore l'incidenza.
Sebastiano Barisoni
Siamo alla vigilia dell'incontro tra uno dei negoziatori americani e il Commissario Europeo al Commercio e sempre domani scatteranno i dazi del 50% su alluminio e acciaio. Con Lucio Miranda si diceva che sì, è vero che noi esportiamo pochissimo acciaio però in questo caso i dazi colpiscono anche altri prodotti, come le pentole ad esempio, dove è presente acciaio o alluminio e lì potrebbe esserci un danno peggiore.
Miranda ci ha confermato che ci sono trattative in corso tra l'esportatore italiano e l'importatore americano e poi il distributore per vedere di non caricare dell'eventuale 20% tutto il prezzo finale ma solo la parte iniziale, quindi distribuirsi il costo aggiuntivo. Però Miranda lei mi voleva dire un'ultima cosa?
Lucio Miranda
Sì, c'è un protocollo di importazione codificato negli Stati Uniti tale per cui il dazio può essere calcolato non sul prezzo di importazione ma sul costo industriale. Quindi è una pratica che va fatta con le dogane, ovviamente, per alcuni ha un senso per altri no, però riuscire a calcolare il prezzo su una base di costo molto minore del prezzo di importazione potrebbe fare la differenza soprattutto per tutti quei settori dove i volumi sono alti, ad esempio la meccanica o dove ci sono tante attività di marketing e pubblicità per cui calzature, moda, accessori, cosmetica..
Sebastiano Barisoni
Quindi nei settori dove ti conviene andare a guardare il costo di produzione, ho capito bene?
Lucio Miranda
Esatto, quindi il dazio viene calcolato sul costo di produzione e non sul prezzo all'importazione.
Sebastiano Barisoni
Sì, che abbatterebbe poi l'effetto complessivo del dazio però insomma lei ci ha raccontato molto bene come ancora non si sia trasferito sul prezzo finale del bene e come comunque ad oggi l'effetto c'è stato molto poco perché da un lato molti avevano esportato fino ad aprile e comunque se sommi quello con il 10%, che non è un dazio enorme da questo punto di vista, ancora l'effetto non si vede. Staremo a vedere quale sarà il punto di caduta anche perché l'Europa non ha preso bene l'annuncio dei dazi al 50% domani su acciaio e alluminio.
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