
29 Aprile 2025
Importare negli USA senza dazio
ExportUSA, con il suo ufficio a New York, offre tutti i servizi utili per avvalersi della nuova normativa doganale americana
Come reagire all’ipotesi di nuovi dazi sulle esportazioni italiane ed europee verso gli Stati Uniti. L’impatto reale dipenderà dall’esito delle trattative tra Stati Uniti ed Unione Europea.
Lucio Miranda, presidente di ExportUSA, interviene a Radio24 nella trasmissione radiofonica Focus Economia condotta da Sebastiano Barisoni commentando l’ipotesi di dazi USA fino al 30% sulle importazioni europee. “Non è ancora una decisione definitiva”, spiega. L'invito alle imprese italiane è alla cautela e alla pianificazione: “Se i dazi resteranno al 10%, non cambierà nulla. Ma serve una strategia personalizzata per ogni settore”.
A partire dal 1° agosto, se non verrà raggiunto un accordo tra Stati Uniti e Unione Europea, scatteranno i nuovi dazi annunciati da Donald Trump, con una tariffa del 30% che potrebbe colpire duramente l’export europeo e italiano. I settori più esposti includono agroalimentare, farmaceutica, automotive, moda, cosmetica e ottica. In questo contesto, ExportUSA ha preparato un vademecum per le imprese italiane, utile per calcolare l’impatto doganale prodotto per prodotto e per pianificare strategie di localizzazione o riposizionamento logistico.
L’annuncio da parte dell’amministrazione americana di possibili dazi al 30% sulle importazioni europee ha riacceso l’attenzione sul tema dell’export verso gli Stati Uniti. A parlarne, nel corso della trasmissione Focus Economia su Radio24, è stato Lucio Miranda, presidente di ExportUSA, società che assiste le imprese italiane nei processi di internazionalizzazione negli USA.
Miranda ha subito chiarito che l’ipotesi di un dazio al 30% non è ancora realtà, ma una minaccia che rientra in una strategia negoziale della Casa Bianca. “Fino al primo agosto è tutto in fase di discussione”, ha spiegato. Il consiglio è chiaro: “Sangue freddo. Non agire d’impulso, ma prepararsi a ogni scenario”.
Secondo Miranda, l’attuale soglia del 10% è ormai accettata dai partner commerciali europei. Proprio per questo motivo, l’annuncio di un possibile 30% potrebbe essere un modo per “testare il terreno” e arrivare a un aumento contenuto ma definitivo. “Il 10% è già metabolizzato. Ora si vuole vedere se si può spingere al 15% o al 20%”.
Nel corso della puntata, il conduttore Sebastiano Barisoni ha ricordato come un aumento dei dazi possa colpire in modo significativo le fasce di prezzo più basse, ad esempio nel settore vitivinicolo. Miranda ha concordato, ma ha sottolineato che con dazi fermi al 10% il flusso commerciale non cambierebbe sostanzialmente. “Il consumatore americano continuerà a comprare vino, macchinari, cosmetici. Ma bisogna evitare che il costo dei dazi venga semplicemente scaricato sul prezzo finale”.
ExportUSA, ha spiegato Miranda, ha già avviato un'attività di consulenza specifica per simulare l'impatto dei dazi settore per settore. “Ogni impresa è diversa. Alcune possono assorbire l’impatto, altre no. Il nostro compito è individuare le soluzioni più sostenibili caso per caso”.
Nel finale, Miranda ha sollevato un punto di riflessione strategico: se i dazi ridurranno gli avanzi commerciali di paesi come l’Italia, chi finanzierà il debito pubblico americano? Una domanda tutt’altro che secondaria in un contesto globale sempre più interconnesso.
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