ExportUSA aiuta ad aprire il primo ristorante di New York specializzato nella cucina marchigiana

Tutti i consigli di chi ce l’ha fatta: dal menù, all’accoglienza, al ruolo fondamentale della comunicazione per un ristorante che vuole distinguersi nella scena culinaria di New York

Un progetto che abbiamo seguito passo passo per supportare la coppia di imprenditori nel realizzare il loro grande sogno di aprire un ristorante in America. Il menù è focalizzato su specialità marchigiane, che rimangono fedeli alle ricette della nonna e stanno riscuotendo l’interesse della stampa newyorkese e un grande successo di pubblico.

E mentre le Marche si conquistano il secondo posto nella classifica di Best in Travel - la lista di Lonely Planet che consiglia le dieci più importanti mete turistiche mondiali per il 2020 - a portare alla ribalta la ricchezza culinaria di questa regione a New York, ci pensano Riccardo Massetti ed Elena Salati, con il loro ristorante Cremini’s. Il nome del locale deriva proprio da una specialità marchigiana, i cremini: cubetti dorati fatti con crema pasticcera, prima immersi nel pangrattato e poi leggermente fritti.

Cremini’s apre a Carroll Garden, un quartiere di Brooklyn in forte espansione, e riporta in auge il concetto di bistrot all’italiana, dall’atmosfera intima e accogliente. Ma la sua principale caratteristica rimane la cucina autentica regionale e le sue specialità uniche, come riportato anche nell’ immediatezza del logo “a taste of le Marche- Itay”. “Siamo stati i primi a portare la cucina della tradizione marchigiana a New York” racconta Riccardo, “quella dei tesori nascosti e delle ricette segrete delle nonne”.

Ispirati da un viaggio in California, Riccardo ed Elena decidono di lasciare le loro professioni alle spalle (esperto di marketing lui e architetto lei) per realizzare il loro sogno: entrare a far parte del mondo della ristorazione portando un autentico luogo marchigiano nella giungla gastronomica di New York. Una sfida stimolante da raccogliere, anche dal punto di vista dell’educazione culinaria. I neo-ristoratori, infatti, si cimentano ogni giorno nel compito di spiegare cibi mai visti prima ai propri clienti americani, che hanno risposto con un ampio gradimento rassicurandoli fin da subito. “Siamo stati accolti con una curiosità e un calore che ci ha lasciato piacevolmente sorpresi” spiega Riccardo “i nostri piatti spesso creano un effetto WOW nei nostri clienti che ci riempie di gioia per una scommessa vinta”

Il menù è un tripudio di specialità marchigiane

Il menù si compone di piatti simbolo del patrimonio gastronomico marchigiano, come le olive all’ascolana, le famose olive fritte ripiene di carne, a cui vengono accostate versioni più contemporanee al tartufo e al pesce ad esempio, e dove non manca neppure l’opzione vegetariana per inseguire i trend a tavola dell’America più moderna. Lo stesso vale per i cremini, la cui ricetta classica si abbina a varianti al cioccolato, pistacchio, caffè e menta.

Prelibatezze fritte ideali anche per l’aperitivo italiano in versione finger food, per catturare i foodies in cerca di novità culinarie durante l’happy hour. Una sorta di apericena in pieno stile marchigiano, la cui offerta gastronomica lascia spazio anche alle fetuccine meatball, come vengono tradotte ai clienti americani le polpette fritte ripiene di tagliatelle arrotolate, arricchite con il generoso ragù di Elena. Nell’invitante buffet non manca una ricca selezione di formaggi e salumi importati dall’Italia, serviti con la crescia di Urbino, altra specialità tipica marchigiana. “Pur assomigliando alla piadina romagnola, è in realtà ben diversa sia nella preparazione, che richiede un tempo di riposo molto più lungo, sia negli ingredienti tra cui compaiono uova e latte, e il cui impasto finale risulta più soffice”, spiega Elena, che ricopre il ruolo di chef nel ristorante.

La crescia, in particolare, ha attirato anche l’attenzione di un’importante testata del food-network newyorkese, Eater, che ha acceso i riflettori su Cremini’s con un lungo articolo che si focalizza proprio su questa specialità. Tra i piatti della casa consigliati abbiamo invece l’Elena’s burger, un hamburger con tre tipi di carne, olive tritate, provolone e cipolle caramellate in un panino pretzel. “Sapevamo di dover andar incontro anche al gusto americano” rivela Riccardo, e da qui l’idea di mettere a punto un hamburger servito con le croccanti patate home-made tagliate sottili a rondella.

Riccardo pone anche l’accento su un altro tema per nulla scontato a chi si approccia per la prima volta alla ristorazione in America “Ciò che ancora fa la differenza nell’infinita scelta gastronomica offerta da New York è l’alta qualità del prodotto. Il nostro è rigorosamente made in Italy e per questo riconosciuto come gourmet”. Prodotti che appartengono alla varietà del territorio marchigiano, così come la selezione di vini esclusivi delle etichette Velenosi, un’azienda storica di Ascoli Piceno, nel cuore delle Marche, celebre nel mondo in particolare per i rossi con vitigni Sangiovese e Montepulciano, che caratterizzano la DOC Rosso Piceno.

Il successo di un ristorante oggi in America dipende da una comunicazione efficace: dal logo, al sito ai social media

“Oggi più che un ristorante occorre essere un brand per affermare la propria identità culinaria, e ciò significa avere un logo accattivante, un sito e social media sempre attivi” spiega Riccardo. E questo vale a maggior ragione a New York, dove il delivery rappresenta una buona parte del profitto di un ristorante e le recensioni sono decisive nell’incremento del flusso dei clienti. “La presenza online è fondamentale qui, dato che i consumatori americani sono soliti farsi guidare nella scelta di un ristorante dalle recensioni sul web. Non è raro vedere le persone che guardano il cellulare prima ancora di varcare la porta”, racconta Riccardo.

“Se dovessi dare un consiglio a chi vorrebbe aprire un ristorante in America, direi innanzitutto di armarsi di pazienza e non avere fretta di trovare la location giusta, e soprattutto di affidarsi a un team di professionisti che conoscono bene tutti i passi da compiere per entrare in questo mercato tanto stimolante, quanto complesso”.

Un altro prezioso suggerimento che ci regala la coppia di imprenditori è quello di “puntare sull’ospitalità e la cortesia, che gli italiani hanno del DNA e che gli americani apprezzano molto di più di quanto ci si possa aspettare!”.

ExportUsa ha seguito Riccardo e Elena nella costituzione della società americana, nell’ottenimento dei visti e nella comunicazione, creando l’immagine coordinata del logo e del sito e-commerce.

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