
ECONOMIA USA
Geopolitica e commercio internazionale
Termini principali dell’Accordo sul Commercio Reciproco tra Stati Uniti e Malesia
L'analisi dei mercati internazionali non indica che al momento sia in corso un processo di dedollarizzazione delleconomia mondiale.
La dedollarizzazione indica il processo con cui, nel quadro dell'economia mondiale, i paesi riducono la propria dipendenza dal dollaro statunitense come valuta di pagamento nelle transazioni internazionali e come valuta di riserva nella composizione delle riserve ufficiali delle banche centrali di tutto il mondo.
Una valuta di riserva è quella detenuta dalle banche centrali per facilitare le transazioni internazionali e ridurre al minimo il rischio di cambio. Il dollaro statunitense è diventato la principale valuta di riserva mondiale dopo gli accordi di Bretton Woods del 1944.
Allo stesso tempo, il dollaro USA è di gran lunga il più utilizzato come valuta di regolamento dei pagamenti internazionali a motivo della quantità di dollari disponibili per il finanziamento delle transazioni e per il ruolo di stabilità valutaria assicurato dalla FED
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Il fenomeno della dedollarizzazione è dibattuto da decenni ma ultimamente ha ripreso vigore spinto più dalla propaganda e dalla retorica politica che non dai fatti. Recentemente anche un noto commentatore politico americano con milioni di follower ha annunciato la morte del dollaro e la necessità di comprare oro. Fino a quando non è emerso poi che lo stesso aveva fondato una società di investimento focalizzata sull'oro.
Per tutti costoro la dedollarizzazione rappresenta più una rabbiosa speranza che non una concreta realtà basata sui fatti dell'economia mondiale e su numeri concreti. In questo articolo di ExportUSA proponiamo la nostra opinione, basando l'analisi sull'andamento di alcune grandezze dell'economia mondiale che, a nostro avviso, sono quelle che possono dare un'idea del ruolo del dollaro nella finanza mondiale e, di riflesso, misurare l'andamento del fenomeno della dedollarizzazione.
Tra gli economisti seri, i timori di un declino imminente del ruolo del dollaro come principale valuta della finanza globale appaiono ampiamente esagerati. La probabilità che gli Stati Uniti perdano a breve il loro status di valuta di riserva globale è considerata remota, a meno che non venga meno l’intera infrastruttura istituzionale ed economica che sostiene il sistema dell'economia americana.
Si tratta di un dibattito, quello sul ruolo del dollaro nella finanza mondiale, che ritorna ciclicamente da decenni, ma che ha ricevuto nuovo slancio negli ultimi anni complice anche l’ampliamento del disavanzo di bilancio federale americano e i tentativi, più o meno convinti, da parte di alcuni paesi come Brasile, Russia, Cina, Venezuela, Sud Africa, tra gli altri, di erodere l’egemonia del dollaro per proporre un sistema di pagamenti internazionali basato su una valuta alternativa [quale valuta ancora non è ben chiaro] Il tema ha acquisito ulteriore rilevanza dopo il 2022, quando l’amministrazione Biden impiegò il dollaro come strumento centrale per l’attuazione delle sanzioni contro la Russia.
La questione fondamentale resta invariata: quale alternativa credibile esiste oggi al dollaro? Gli investitori si trovano in un contesto in cui la valuta di riserva mondiale, il dollaro appunto, proviene da un Paese, gli Stati Uniti, con un deficit pari a circa il 7% del loro PIL — una condizione verificatasi in passato solo in occasione di guerre o pandemie. In questo scenario, l’esigenza di proteggersi dal rischio di svalutazione monetaria ha spinto molti paesi ad aumentare l’esposizione verso l’oro quale asset di copertura.
Ma quindi adesso la dedollarizzazione è una realtà? La realtà è che il dollaro rimane ancora il perno dei mercati internazionali: È la valuta di gran lunga dominante in un mercato dei cambi che supera i 9600 miliardi di dollari di transazioni giornaliere, sostenuta da una liquidità profonda, da mercati dei capitali senza pari per struttura e valori in gioco, e dall’assenza di controlli sui movimenti di capitale. La forza del dollaro è poi ulteriormente garantita dal fatto di essere ancorato alla più grande economia del mondo, caratterizzata da istituzioni solide, stato di diritto, e libero accesso ai mercati finanziari.
Ciò non significa che il ruolo del dollaro sia immutabile: assistiamo ad una progressiva riduzione graduale delle riserve in dollari USA detenuta dalle banche centrali, un processo che riflette una crescente diversificazione più che una perdita di fiducia strutturale.
Non si tratta, dunque, della fine dell’eccezionalismo dell'economia americana, né di un giudizio ribassista sugli Stati Uniti. L’aumento della complessità geopolitica e delle incertezze di policy implica che la strategia più razionale per gli investitori sia, certo, una maggiore diversificazione, ma non certo l’abbandono del dollaro e neppure una spinta alla dedollarizzazione dell'economia mondiale. Ripetiamo: Un conto è ribilanciare la composizione delle riserve, e il portafoglio dei propri investimenti, cosa completamente diversa è l'abbandono del dollaro.
Il ruolo del dollaro come valuta dominante nell'economia mondiale ha due aspetti: quello della valuta di riserva, ma anche quello della valuta di pagamento privilegiata.
Quasi il 90% delle transazioni mondiali viene condotto in dollari. Molte di queste transazioni hanno carattere speculativo, altre hanno lo scopo di coprire il rischio di cambio a termine, altre ancora sono legate alla necessità di effettuare un pagamento ad una controparte commerciale [ho acquistato della merce e devo provvedere al pagamento] o per ragioni di investimento [ho acquistato una casetta in Canada e devo effettuare il pagamento al venditore]
Qualunque sia il motivo che spinge due controparti internazionali allo scambio di dollari USA, la scelta del dollaro nelle transazioni internazionali è legata a motivi estremamente pratici: Il dollaro è una valuta abbondantemente disponibile in quantità tali da garantire il finanziamento delle transazioni internazionali, che può essere liberamente scambiata, senza limiti nei flussi di capitali, e, soprattutto, regolata da una unica banca centrale, la FED, che garantisce la stabilità del corso del dollaro.
| Valuta | 04/2022 | 04/2025 | Nota | ||
|---|---|---|---|---|---|
| U.S. dollar | USD | 88.4% | 89.2% | ↑ 0.8% | Aumento |
| Euro | EUR | 30.6% | 28.9% | ↓ 1.7% | Calo |
| Japanese yen | JPY | 16.7% | 16.8% | ↑ 0.1% | Aumento |
| Pound sterling | GBP | 12.9% | 10.2% | ↓ 2.7% | Calo |
| Yuan | CNY | 7.0% | 8.5% | ↑ 1.5% | Aumento |
| Swiss franc | CHF | 5.2% | 6.4% | ↑ 1.2% | Aumento |
| Australian dollar | AUD | 6.4% | 6.1% | ↓ 0.3% | Calo |
| Canadian dollar | CAD | 6.2% | 5.8% | ↓ 0.4% | Calo |
| Hong Kong dollar | HKD | 2.6% | 3.8% | ↑ 1.2% | Aumento |
| Singapore dollar | SGD | 2.4% | 2.4% | → 0.0% | Stabile |
| Indian rupee | INR | 1.6% | 1.9% | ↑ 0.3% | Aumento |
| South Korean won | KRW | 1.8% | 1.8% | → 0.0% | Stabile |
| Swedish krona | SEK | 2.2% | 1.6% | ↓ 0.6% | Calo |
| Mexican peso | MXN | 1.5% | 1.6% | ↑ 0.1% | Aumento |
| New Zealand dollar | NZD | 1.7% | 1.5% | ↓ 0.2% | Calo |
| Norwegian krone | NOK | 1.7% | 1.3% | ↓ 0.4% | Calo |
| New Taiwan dollar | TWD | 1.1% | 1.2% | ↑ 0.1% | Aumento |
| Brazilian real | BRL | 0.9% | 0.9% | → 0.0% | Stabile |
| South African rand | ZAR | 1.0% | 0.8% | ↓ 0.2% | Calo |
| Polish złoty | PLN | 0.7% | 0.8% | ↑ 0.1% | Aumento |
| Danish krone | DKK | 0.7% | 0.7% | → 0.0% | Stabile |
| Indonesian rupiah | IDR | 0.4% | 0.7% | ↑ 0.3% | Aumento |
| Turkish lira | TRY | 0.4% | 0.5% | ↑ 0.1% | Aumento |
| Thai baht | THB | 0.4% | 0.5% | ↑ 0.1% | Aumento |
| Israeli new shekel | ILS | 0.4% | 0.4% | → 0.0% | Stabile |
| Hungarian forint | HUF | 0.3% | 0.4% | ↑ 0.1% | Aumento |
| Czech koruna | CZK | 0.4% | 0.4% | → 0.0% | Stabile |
| Chilean peso | CLP | 0.3% | 0.3% | → 0.0% | Stabile |
| Philippine peso | PHP | 0.2% | 0.2% | → 0.0% | Stabile |
| Colombian peso | COP | 0.2% | 0.2% | → 0.0% | Stabile |
| Malaysian ringgit | MYR | 0.2% | 0.2% | → 0.0% | Stabile |
| UAE dirham | AED | 0.4% | 0.1% | ↓ 0.3% | Calo |
| Saudi riyal | SAR | 0.2% | 0.1% | ↓ 0.1% | Calo |
| Romanian leu | RON | 0.1% | 0.1% | → 0.0% | Stabile |
| Peruvian sol | PEN | 0.1% | 0.1% | → 0.0% | Stabile |
| Altre valute | 2.6% | 3.4% | ↑ 0.8% | Aumento | |
| Totale | 200.0% | 200.0% | |||
Nel contesto dei pagamenti internazionali, e alla luce dei dati qui riportati, non ci sembra che si possa parlare di dedollarizzazione mentre appare chiaro il ruolo del dollaro come valuta preferita per il regolamento dei pagamenti interazionali. La percentuale di pagamenti internazionali effettuata in dollari è schiacciante, mentre la percentuale combinata delle transazioni effettuate nella valute, Yuan cinesi e Rupie indiane, degli unici due paesi del gruppo BRICS, Cina e India, ammontano solo al 10.4%
L'altro perno della centralità del dollaro nell'economia mondiale è il suo ruolo come valuta di riserva per le banche centrali di tutti i paesi.
Prendendo in considerazione i dati riportati dal Fondo Monetario Internazionale per il secondo trimestre 2025, il valore totale delle riserve valutarie detenuto dal totale delle banche centrali nel mondo, in qualsiasi valuta esse siano allocate, era stimato in 12025 miliardi di dollari. Quasi il 60% del totale delle riserve valutarie detenuto dalle banche centrali di tutto il mondo è in dollari USA. La quota si è ridotta nel tempo anche perchè nel frattempo l'Euro è diventata una valuta di conto valutario. Insieme, Dollaro USA, Euro, Yen, Dollaro Canadese, Dollaro Australiano, e Pound inglese rappresentano il 92.5% del totale delle riserve valutarie detenute dalla banche centrali mondiali.
Q2 2025; (escluso oro)
Fonte: IMF Currency Composition of Official Foreign Exchange Reserves
| Valuta di riserva | $ MLD | % Riserva | Fonte |
|---|---|---|---|
| US Dollar (USD) | 6,773.3 | 56.32% | IMF COFER Survey [1.6, 1.7] |
| Euro (EUR) | 2,540.4 | 21.13% | |
| Japanese Yen (JPY) | 670.1 | 5.57% | |
| Pound Sterling (GBP) | 580.2 | 4.83% | |
| Chinese Yuan (RMB) | 255.4 | 2.12% | |
| Altre valute | 1,206.1 | 10.03% | |
| Totale Riserve Allocate | 12,025.5 | 100.00% | |
| Totale riserve in valuta estera delle banche centrali | 12,944.8* | N/A | IMF COFER [1.6] |
[*] include le riserve valutarie non allocate
(COFER, quote su riserve allocate)
| Valuta | Codice | Quota 2019 Q4 | Quota 2025 Q2 | Variazione |
|---|---|---|---|---|
| Dollaro statunitense | USD | 60,3 % | 56,3 % | -3,9 |
| Euro | EUR | 20,6 % | 21,1 % | +0,5 |
| Yen giapponese | JPY | 5,7 % | 5,6 % | -0,1 |
| Sterlina britannica | GBP | 4,6 % | 4,8 % | +0,2 |
| Dollaro canadese | CAD | 1,9 % | 2,6 % | +0,7 |
| Yuan cinese | CNY | 1,9 % | 2,1 % | +0,2 |
| Dollaro australiano | AUD | 1,7 % | 2,1 % | +0,4 |
| Franco svizzero | CHF | 0,2 % | 0,2 % | ≈ 0,0 |
| Altre valute | — | 2,5 % | 5,2 % | +2,6 |
Anche in questo contesto, quello del ruolo del dollaro come valuta valuta di riserva privilegiata, il dollaro rimane la valuta preferita dalle banche centrali di tutto il mondo per detenere le riserve valutarie.
La percentuale di dollari detenuta dalle banche centrali tra le riserve valutarie è scesa nel corso degli anni, ma a quasi il 60% il dollaro USA si riconferma come la valuta di riserva principe all'interno dell'economia mondiale.
Le riserve valutarie detenute dalle banche centrali denominate in Yuan cinesi rappresentano solo il 2.12% del totale. L'ammontare delle riserve detenute in rubli russi, rupie indiane, e real brasiliani, è talmente marginale da non essere neppure pubblicate. Sono questi i paesi cosiddetti BRICS, ovvero quelli che vorrebbero, in un modo o nell'altro, costruire o rappresentare un'alternativa al ruolo del dollaro ed essere gli alfieri della dedollarizzazione dell'economia mondiale. Al momento, almeno per ciò che riguarda il ruolo del dollaro come valuta di riserva, non sembra che ci emergano alternative credibili dal gruppo dei BRICS
Molti indicano l'oro come un possibile sostituto del dollaro USA quantomeno come alternativa al ruolo di asset di riserva. Secondo i proponenti di questa idea, il vantaggio aggiunto di questa soluzione sarebbe anche quello di ridurre e/o evitare spinte inflattive sull'economia perchè la quantità di moneta in circolazione sarebbe ancorata a quantità precise di oro. In questo senso sembra un ritorno al passato, al sistema monetario internazionale disegnato nel 1944 a Bretton Woods. Proviamo ad analizzare se davvero l'oro può rivestire questo ruolo nell'economia mondiale moderna guardando ad alcune variabili economiche.
La stima del valore complessivo delle riserve auree detenute da banche centrali, e degli investimenti in oro detenuti da investitori e da altre istituzioni finanziarie era pari a circa 8200 miliardi di dollari alla fine del 2024 Le banche centrali detenevano oro per circa 4500 miliardi di dollari, mentre i restanti 3600-3700 miliardi di dollari erano riconducibili a investitori istituzionali che detengono oro sotto forma di lingotti, monete, ETF e altre posizioni finanziarie collegate. Ad oggi, circa l'85% del totale delle riserve auree è detenuto da dieci paesi [l'Italia è il terzo paese al mondo per riserve auree detenute] Ovviamente il valore complessivo in dollari di tutte le riserve auree ufficiali detenute dalle banche centrali non è un dato unico e fisso, poiché varia in funzione del prezzo di mercato dell’oro.
Un altro fattore da prendere in considerazione quando si guarda all'oro come possibile alternativa al dollaro USA, quantomeno come asset di riserva, è quello delle riserve aurifere non ancora sfruttate. Secondo le stime dello U.S. Geological Survey (USGS) e del World Gold Council, le riserve aurifere sotterranee note, non ancora estratte ed economicamente estraibili, ammontano a circa 57000–59000 tonnellate metriche. Il valore stimato di tutte le riserve aurifere note ed economicamente estraibili è quindi di circa 7000 miliardi di dollari, valore basato su un prezzo dell’oro di circa 4.362 dollari per oncia troy [l'oncia Troy corrisponde a 31.10 grammi]
| Voce | Descrizione | Valore stimato |
|---|---|---|
| Oro detenuto dalle banche centrali | Riserve ufficiali di oro fisico detenute dalle banche centrali come asset strategico e strumento di stabilizzazione monetaria. | ≈ 4.500 miliardi $ |
| Oro detenuto da investitori e istituzioni | Oro in lingotti, monete, ETF e altri strumenti finanziari detenuto da fondi, investitori privati e istituzioni. | ≈ 3.600–3.700 miliardi $ |
| Valore complessivo dell’oro d’investimento già estratto | Somma delle posizioni in oro di banche centrali e investitori istituzionali e privati, utilizzato come riserva o investimento. | ≈ 8.100–8.200 miliardi $ |
| Riserve aurifere non ancora estratte | Oro nel sottosuolo già identificato come economicamente estraibile ai prezzi correnti, stimato in circa 57.000–59.000 tonnellate metriche. | ≈ 7.000 miliardi $ |
Secondo la Federal Reserve Bank di St. Louis il valore stimato del PIL mondiale totale, ovvero la somma del PIL di tutte le economie mondiali, è stato pari a circa 111,25 trilioni di dollari nel 2024. Ancorare il valore di una valuta all'oro, in una specie di ritorno al Gold Standard, non ha alcun senso nella realtà dell'economia mondiale attuale perchè il valore della quantità d'oro, già estratta, sommata a quello delle riserve aurifere potenzialmente estraibili, non è neppure lontanamente sufficiente a finanziare il totale delle transazioni generate dall'economia mondiale.
Al contrario, l'offerta di moneta M2 denominata in dollari, sommata al valore dei prestiti e dei depositi in dollari di banche e controparti estere, e al valore delle linee di credito di residenti non-finanziari USA, assomma a circa 59000 miliardi di dollari. Una grandezza economica ed una quantità quindi molto più adatte a finanziare l'andamento e la crescita dell'economia mondiale rispetto alla somma del valore totale delle riserve auree e delle riserve aurifere non ancora estratte. M1 (offerta di moneta in senso stretto) = circolante + depositi a vista;
Fonte: Bank for International Settlements (BIS) Federal Reserve Bank of St. Louis Dati M2 USA relativi alla fine del primo trimestre 2025; Gli altri dati si riferiscono al mese di Ottobre 2025
In questo scenario, quindi, neppure l'oro non sembra un candidato per sostituire il dollaro come asset di riserva all'interno dell'economia mondiale. Anche perchè, a differenza di altri asset dove le banche centrali tipicamente investono la propria liquidità, come ad esempio i treasury americani, l'oro non paga alcun tipo di interesse attivo.
Il mercato globale dei titoli sovrani è dominato da Stati Uniti, EU/UK, Cina e Giappone. L'analisi del mercato dei titoli di stato, soprattutto con riguardo alle nuove emissioni annue di titoli, è importante ai fini della discussione sulla dedollarizzazione dell'economia mondiale perchè i titoli di stato sono lo strumento monetario principale in cui le banche centrali investono la liquidità accumulata. E la fonte principale di questa liquidità è il surplus commerciale registrato annualmente da ciascun paese. Ora, nel 2024 la somma totale del surplus commerciale registrato da tutti i paesi, ad esclusione quindi degli Stati Uniti [che comunque, storicamente, hanno un deficit di bilancia commerciale nei rapport con l'estero] e degli altri paesi con un deficit commerciale, è stato pari a circa 2100 [current account = saldo commercio beni + servizi + redditi + trasferimenti - Fonte: CIA World Factbook] miliardi di dollari. Il surplus commerciale realizzato dalla sola Cina è stato di circa 424 miliardi di dollari, ovvero a circa il 20% del totale del surplus commerciale mondiale.
Fonti dei dati relativi ai mercati dei titoli del debito pubblico dei vari paesi citati in questo articolo:
| Valuta / Paese | Titoli in circolazione | Dato aggiornato al |
Emissioni lorde (nuovo debito collocato) | Periodo di emissione / Dettaglio |
|---|---|---|---|---|
| Euro (EUR) / Area euro (EA20) | €11,34 trilioni [$13,1 trilioni] | Fine Q1 2025 | €3,910 trilioni (Europa totale) [$4,54 trilioni] | Anno intero 2024 (emissioni lorde) |
| Japanese Yen (JPY) / Giappone | ¥1.333,6 trilioni [$8,54 trilioni] | Fine settembre 2025 | ¥8,5 trilioni (incremento netto) [$54 miliardi] | Aprile 2025 – giugno 2025 (saldo trimestrale netto) |
| Chinese Yuan (CNY) / Cina | ¥82,27 trilioni [$11,6 trilioni] | Gennaio 2025 | ¥7,4 trilioni (emissioni lorde) [$1,05 trilioni] | Gennaio 2025 – marzo 2025 (emissioni trimestrali lorde) |
| US Dollar (USD) / Stati Uniti | $28,32 trilioni (titoli negoziabili) | Settembre 2025 | $22,3 trilioni (emissioni lorde), di cui &circa; 4,7 trilioni di nuove emissioni aggiuntive. | Dati su base annua a settembre 2025 (emissioni lorde annue) |
A tutto Dicembre 2024, soggetti esteri, soprattutto banche centrali, detenevano circa 8500 miliardi di dollari in titoli del Tesoro statunitensi (U.S. Treasuries) ovvero quasi il 30% del totale dei titoli di stato americano liberamente trattabili nel mercato secondario, evidenziando il ruolo centrale del debito pubblico USA nei portafogli internazionali.
Il totale combinato delle nuove emissioni annue di titoli di stato di Giappone, EU, UK, e Cina, nel 2024, è stato pari a circa 6000 miliardi di dollari a fronte di un totale di surplus commerciale globale a livello mondiale di 1900 miliardi di dollari. In teoria, quindi, le nuove emissioni annue di titoli di stato da parte di questi paesi potrebbero essere in grado di assorbire la liquidità generata dai surplus commerciali annui, di fatto soppiantando il dollaro come valuta di riserva.
La realtà però è molto diversa.
In primo luogo la percentuale di titoli di stato cinesi detenuta da investitori esteri è solo del 2.6% a motivo del rischio percepito dagli investitori stranieri [rischio di cambio e rischio legato al regime di controllo dei capitali da parte del governo cinese]
In secondo luogo , la percentuale di titoli di stato giapponesi detenuta da investitori esteri è anche quella molto bassa, pari a circa il 6.4%, e riflette il ruolo di moral suasion da parte della banca centrale del Giappone teso ad assicurare un finanziamento domestico, e quindi più controllabile, del debito pubblico giapponese.
Solo il mercato dei titoli del debito pubblico denominato in euro mostra grandezze paragonabili a quelle tipiche del mercato dei titoli del debito pubblico americano. La quantità combinata di titoli di stato denominati in euro emessi da EU e UK e detenuta da investitori al di fuori dell'area dell'euro è pari a circa 3000 miliardi dollari e rappresenta quindi circa il 26.4% del totale dei titoli in euro in circolazione. [dati relativi al primo trimestre 2025]
Ma forse il fattore più significativo alla base della scelta del dollaro come valuta di riserva, e dei titoli del debito pubblico americano come strumento di investimento, è il fatto che il mercato dei titoli del debito pubblico USA è l'unico a possedere dimensioni tali da garantire liquidità e profondità alle transazioni in modo che anche acquisti o vendite di titoli di ammontare elevato non influenzino di per se stesse il prezzo. Il volume delle transazioni dei titoli del debito pubblico testimonia delle preferenze dei mercati e degli investitori internazionali.
[dati in miliardi di dollari USA]
Anche per ciò che riguarda l'investimento delle riserve valutaria da parte delle banche centrali, quindi, non sembra che ci siano dubbi sul fatto che i titoli emessi dal governo americano e denominati in dollari siano, al momento, la scelta di gran lunga prevalente. Rispetto alle altre grandezze economiche esaminate, questa è forse quella che presenta maggiori possibilità di fare emergere una alternativa credibile al dollaro ma solo per il segmento di mercato relativo alle emissioni in Euro.
Al riguardo va però tenuto presente che pur essendo l'Euro la valuta che ha accomunato emissioni per l'equivalente di 4540 miliardi di dollari nel 2024, è anche vero che non siamo di fronte ad un unito governo emittente, come nel caso dei titoli americani, in quanto queste emissioni di titoli del debito pubblico in Euro sono la somma delle emissioni effettuate dai 27 stati che compongono l'Unione Europea, ciascuno con diversi quantitativi di emissione per le varie scadenze e con rendimenti diversi pur su identiche scadenze. Una situazione che frammenta il mercato, di fatto rendendolo quasi una serie di mercati monetari diversi pur se accomunati dalla stessa valuta.
In questo senso, ci sembra di poter dire che neanche con riguardo al mercato monetario ci siano le condizioni di operative capaci di offrire un'alternativa all'investimento in titoli di stato denominati in dollari. Anche in questo ambito della finanza internazionale il ruolo del dollaro rimane dominante senza che emergano ipotesi di dedollarizzazione.
Da ultimo viene preso in esame il mercato internazionale delle emissioni di obbligazioni societarie, ovvero i corporate bond emessi da società non finanziare, per analizzare quali siano le preferenze degli investitori internazionali in tema di investimenti denominati nell'una o nell'altra valuta e per individuare se emergano elementi che possano far pensare ad una dedollarizzazione in questo comparto dell'economia mondiale.
I dati disponibili per il 2025 indicano un proseguimento della forte attività di emissione di corporate bond in particolare sul mercato statunitense. In questa sezione della pagina del sito di ExportUSA facciamo riferimento solo a corporate bond emessi da società non finanziarie.
Fonti dei dati relativi al mercato internazionale dei corporate bond citati in questo articolo:
Facendo riferimento ai dati di questa pagina, la stima del totale di nuove emissioni di corporate bond denominate in valute diverse dal dollaro previste per l'intero 2025 si aggirano sui 550 miliardi di dollari a fronte di una previsione di nuove emissioni denominate in dollari nello stesso periodo per circa 1900 miliardi di dollari. Non sembra che gli emettitori stiano seguendo una strategia di dedollarizzazione anche perchè la differenza tra i valori delle nuove emissioni di corporate bond denominati in dollari e quelle delle nuove emissioni denominate in altre valute è tale da non lasciare dubbi sulle preferenze e sulle tendenze dei mercati, delle società emittenti, e degli investitori internazionali. Anche in questo settore non sembra quindi esistere una vera alternativa al dollaro USA in un'ottica di dedollarizzazione.
I Paesi BRICS sono un gruppo di economie emergenti che cooperano in ambito economico, finanziario e geopolitico. L’acronimo identifica originariamente cinque Stati:
Si tratta di una coalizione di paesi decisamente orientata a creare un sistema alternativo al dollaro. Una delle prime iniziative è stata quella di avviare di sviluppo di una serie di sistemi di pagamento nazionali e transfrontalieri progettati per ridurre la dipendenza dalle reti finanziarie occidentali e, in particolare, dall’infrastruttura dominata dal dollaro statunitense. Al momento questi sono i sistemi incorso di progettazione o a vari stadi di sviluppo: Le difficoltà nella creazione di una realtà alternativa al dollaro come valuta di pagamento e di riserva sono emerse da subito. Creare "un" sistema di pagamenti internazionali integrato, dal lato tecnico, è il minore dei problemi [e qui già si nota che i sistemi di pagamento in via di sviluppo sono cinque]
Creare una alternativa al dollaro nell'economia mondiale vuol dire creare una nuova valuta, come avvenne per l'euro, oppure eleggere la valuta di uno dei BRICS, ad esempio il rublo, al ruolo di sostituto del dollaro. Gli ostacoli non sono di poco conto:
Una delle prime ipotesi era stata quella di designare una delle valute BRICS come sostituto del dollaro. Ipotesi tramontata prima ancora di essere presa in considerazione. L'idea di creare una nuova valuta per il momento è rimasta argomento da simposio tra politici. La creazione dell'Euro durò più di un decennio e prima di diventare una valuta indipendente l'Euro visse per anni sui mercati internazionali come valuta paniere.
Il tutto per dire che oltre a non essere in corso al momento nessun fenomeno di dedollarizzazione nell'economia mondiale, neppure si intravedono gli albori di una valuta, già esistente o ancora da creare, che possa scalzare dollaro dal suo ruolo di valuta di riserva e di strumento di pagamento preferiti.

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