
15 March 2021
Finanziamenti SIMEST per l'America
Finanziare gli investimenti commerciali negli Stati Uniti d'America con i programmi del SIMEST Finanziamenti a tasso agevolato per avviare attività negliUSA
Aggiornamento del 22 Marzo 2023
Durante la consueta conferenza stampa che conclude le riunioni della FED [Federal Open Market Committee], il Governatore Jerome Powell ha annunciato un aumento dei tassi d'interesse di un quarto di punto percentuale. Il consenso tra i membri dei Federal Open Market Committee è che il punto terminale di rialzo dei tassi sia adesso il 5.1%
Chiamata a decidere nel mezzo della crisi delle banche regionali americane innescata dal commissariamento di SVB, e di una troppo tiepida discesa del tasso di inflazione in America, la FED ha salomonicamente deciso di aumentare i tassi di soli 25bp. Quindi niente aumento di mezzo punto percentuale come era nelle premesse prima della crisi bancaria, e niente pausa nel rialzo dei tassi [ipotesi sorta sulla scia appunto della crisi innescata dal caso SVB]
La FED ha poi reiterato la volontà di volersi concentrare sull'andamento dell'inflazione in America senza lasciarsi distrarre dalla crisi delle banche regionali che viene vista come temporanea, circoscritta, e sotto controllo.
Il Governatore Powell ha infine anche ventilato che a questo potrebbe seguire un altro rialzo, l'ultimo per il 2023, anche questo di 25 punti base, e ha anche sottolineato che per il 2023 non vede la possibilità di un taglio dei tassi di interesse in America. Ipotesi a cui il mercato invece non smette di credere e infatti, a valle della decisione della FED, i rendimenti del bond a due anni sono scesi fino al 3.94% [un mese fa erano al 5%, un calo di rendimento significativo quindi]
Per quello che vale, la nostra posizione è che inseguire la chimera di un tasso di inflazione del 2% sia una politica sciagurata che rischia seriamente di creare disoccupazione e recessione nell'economia americana [e a seguire in Europa vista anche la politica monetaria perseguita dalla BCE]
Non capiamo poi come la FED non riesca a capire che i vari programmi di investimento federale per la transizione al green, per favorire la produzione di microchip in America, e per ammodernare l'infrastruttura dell'economia americana, siano loro, per una certa parte, causa della relativa inefficacia dell'azione di aumento dei tassi della FED. È incredibile il grado di discrasia tra FED ed Esecutivo in America. La nostra speranza è che davvero la FED attui un solo altro aumento dei tassi d'interesse nel 2023 come nei piani e che non si fissi più sull'occupazione che non sull'andamento dei prezzi in America per prendere le prossime decisioni di politica monetaria.
Aggiornamento del 15 Marzo 2023
I dati sull'occupazione del mese di Gennaio, quando l'economia USA aveva creato 511000 nuovi posti di lavoro, avevano creato l'aspettativa che la FED avrebbe varato un aumento dei tassi di interesse in America di 50 punti base. Il commissariamento di Silicon Valley Bank avvenuto lo scorso il 12 Marzo scorso [seguito Domenica dal commissariamento di Signature Bank] fa adesso propendere per un aumento di "soli" 25 punti base nel corso del prossimo meeting della FED che si terra il 21 e 22 Marzo 2023.
I dati sull'inflazione negli Stati Uniti nel mese di Febbraio pubblicati il 14 Marzo segnano una continua discesa dell'inflazione, in linea con le aspettative degli analisti finanziari, e comunque in calo rispetto al dato del mese precedente:
Di per sè sono dati che non giustificherebbero un aumento dei tassi di interesse USA di 50 punti base, così aspro. Ma la FED ha più volte dichiarato che ora guarda con attenzione anche [forse soprattutto; ndr] ai dati sull'occupazione per decidere di quanto aumentare i tassi di interesse. Poichè gli ultimi dati sull'occupazione negli Stati Uniti sono stati ben al di sopra delle aspettative [511000 nuovi posti di lavoro nel mese di Gennaio 2023 e 311000 nuovi posti di lavoro creati nel mese di Febbraio 2023] ecco che, senza il commissariamento di SVB, ci sarebbe stato sicuramente un aumento di 50 punti base. Al momento invece il consenso è che la FED si limiterà ad aumentare i tassi di 25bp.
Aggiornamento del 15 Gennaio 2023
Finalmente l'inflazione in America comincia a scendere. Il prossimo meeting della FED si terrà il 31 Gennaio e si prevede che l'aumento dei tassi di interesse sarà di non più di 25 punti base, contro i 50 punti base di aumento adottati nello scorso meeting di Dicembre.
Sottolineiamo nuovamente lo scollamento schizofrenico fra questa politica macro economica espansiva inaugurata dall'Amministrazione Biden e la [miope] politica monetaria restrittiva sostenuta dalla FED. La quale, tra l'altro, per decidere se continuare ad aumentare o meno i tassi di interesse in America guarda proprio ai dati sull'occupazione dell'economia Americana. È una situazione per la quale non riusciamo a trovare le parole di commento adeguate.
Aggiornamento del 18 Dicembre 2022
Al di la dell'aumento più contenuto dei tassi di interesse, la FED ha continuato nella sua retorica aggressiva promettendo di continuare con i rialzi nel corso del 2023 e dichiarando anche che il tasso di interesse terminale per il mercato americano sarà più alto di quello finora attesa e, possibilmente, anche più alto del 5%. Ci sembra una politica miope e suicida che non tiene conto delle peculiarità alla base delle cause di questa inflazione, ovvero:
La nostra segreta speranza è che la retorica della FED sia solo un altro strumento per sbilanciare le aspettative degli operatori economici senza necessariamente dover aumentare i tassi di interesse più di tanto. Vedremo del il 2023 confermerà questa ipotesi. Per il momento sottolineiamo che anche la BCE si è accodata alla FED e ha aumentato a sua volta i tassi di interesse di 50 punti base.
Aggiornamento del 26 Ottobre 2022
Il dato di Settembre sull'inflazione in America non ha mostrato un rallentamento nell'aumento dei prezzi:
Il raffreddamento sperato nella dinamica dei prezzi non c'è stato e la FED ha già dichiarato che nella sessione di Novembre aumenterà i tassi di interesse di riferimento di 75 punti base. In questo modo la forbice dei Fed Funds si attesterà nel range 3.75% - 4.00% Nel corso del 2022 la FED ha già aumentato i tassi tre volte. Il mercato, dal canto suo, ha già prezzato nei rendimenti del mercato monetario, una soglia superiore dei Fed Funds al 5% e si prevede che a partire dal mese di Marzo 2023 la FED avrà esaurito il ciclo di aumento dei tassi e potrebbe cominciare a ridurre nuovamente i tassi a partire dalla fine del 2023. Come già annunciato, le decisioni della FED in tema di tassi saranno "Data Driven" per cui diventa importante il monitoraggio mensile dei dati sull'inflazione in America.
La nostra umile opinione è che l'inflazione che stiamo vivendo in questa fase della congiuntura economica sia fondamentalmente diversa da quella sperimentata in altri momenti. Riteniamo infatti che la causa dell'aumento dei prezzi che l'economia Americana sta sperimentando sia legata più alla carenza di offerta che non all'eccesso di domanda. E che in questo contesto c'è poco che l'aumento dei tassi di interess epossa fare per calmare la dinamica di prezzi. Serve che la FED lo riconosca e serve dotarsi ed usare nuovi strumenti. Il tempo ci dirà se avevamo ragione.
Aggiornamento del 28 Agosto 2022
Il 26 Agosto scorso, in un discorso sugli sviluppi della politica monetaria americana durato meno di dieci minuti, il governatore della Federal Reserve è andato dritto al punto: la Fed continuerà ad aumentare i tassi di interesse in America fino a quando non ci saranno chiari segni che l'inflazione negli Stati Uniti stia rallentando. In altre parole:
A noi sembra un approccio molto concreto, non dogmatico, e aperto alla possibilità di cambiamenti nelle politiche monetarie da adottare. Un elemento che ha provocato un pò di sorpresa è stato il fatto che il Governatore Powell ha dichiarato che anche se il rialzo dei tassi d'interesse in America provocherà disagio ["pain"] comunque la FED continuerà a rialzare i tassi se lo riterrà necessario. Molti analisti finanziari hanno letto questa dichiarazione come un avvertimento che l'economia americana stia per entrare in recessione [e infatti, sulla dichiarazione, tutti gli indici di borsa americani sono scesi]
Noi di ExportUSA non leggiamo così la dichiarazione del governatore della FED. La interpretiamo piuttosto come la versione della FED del "whatever it takes" di Mario Draghi a suo tempo: un modo per avvertire i mercati che la FED è seriamente decisa ad combattere l'inflazione in America.
Aggiornamento del 25 Luglio 2022
L'andamento dell'overnight index swap sui tassi indica che le aspettative del mrcato sono per un aumento dei tassi di interesse [Fed Funds] da parte della FED fino a fine 2022 per poi assistere ad un progressivo taglio dei tassi d'interesse americani nei primi due trimestri del 2023 con un obiettivo dei Fed Funds del 2.75%
È un interessante sviluppo delle dinamiche del mercato monetario americano perchè sembra indicare che il tasso di inflazione del 9.1% registrato nel mese di Giugno in America possa essere considerato un picco.
Allo stesso modo, sempre più analisti finanziari stanno cominciando a prendere in considerazione il fatto che l'inflazione che l'economia americana sta vivendo sia in molta parte frutto dei colli di bottiglia che hanno bloccato la supply chain nel post COVID, cosi come sostenuto da tempo da noi di ExportUSA.
Aggiornamento del 12 Luglio 2022
Le politiche monetarie divergenti della FED [che sta aggressivamente alzando i tassi] e della BCE [che sui tassi ha una politica molto più attendista] sono alla base del rafforzamento del dollaro. Riteniamo che la situazione possa cambiare nel momento in cui la BCE comincerà ad adottare una politica di rialzo dei tassi d'interesse.
Aggiornamento del 5 Luglio 2022
Nella prossima riunione della FED, che si terrà il 26-27 Luglio, è previsto un ulteriore aumento dei tassi di interesse di 75 basis point invece che il consueto aumento di 50 punti base. Durante una delle ultime conferenze stampa, la FED ha chiarito che l'obiettivo è quello di aumentare i tassi fino al 3.4% entro la fine del 2022 per proseguire poi nel 2023 fino ad arrivare al 3.8%.
I mercati monetari non sembrano però essere convinti del fatto che l'economia americana si trovi sull'orlo di una recessione e che l'inflazione possa solo aumentare. Alcuni analisti finanziari hanno ipotizzato che la FED abbia esagerato nelle previsioni di recessione dell'economia e nelle misure di rialzo dei tassi e che sarà addirittura costretta a rivedere la politica monetaria di questi ultimi mesi, interrompendo la serie dei rialzi dei tassi e addirittura [secondo "addirittura"] prevedendo un taglio dei tassi a partire dal primo trimestre 2023. Noi di ExportUSA condividiamo queste analisi e riteniamo che l'economia USA non entrerà in recessione fintantochè il mercato del lavoro in America rimarrà robusto come fin qui mostrato.
Aggiornamento del 16 Maggio 2022
Il 4 Maggio scorso la FED ha aumentato i tassi di 50 punti base e ha anticipato che anche nelle prossime due riunioni di Giugno 2022 e Luglio 2022 il rialzo dei tassi sarà di mezzo punto commerciale. Non sono esclusi rialzi di 75 punti base se la situazione lo richiederà. Sono previsti 7 rialzi di tasso durante il 2022 e il livello implicito dei Fed Funds secondo questo programma di rialzo dei tassi è del 4%. Appena al di sotto del tasso di inflazione annuo previsto per il 2022 del 4.9% [Core Inflation, che esclude dall'indice i prezzi di energia e prodotti alimentari] La BCE per il momento non ha seguito la FED sulla strada dell'aumento dei tassi e la divergenza tra le misure di politica monetaria adottata dalle due banche centrali ha avuto come conseguenza un rafforzamento dollaro nel cambio dollaro / euro che nei giorni scorsi è anche brevemente sceso sotto il livello di 1.04 riportando il cambio al livello del 2002.
A nostro modo di vedere [e visto chi siamo noi non può trattarsi che di una umilissima osservazione senza altre pretese che non l'esternazione su queste pagine], a nostro modo di vedere, dicevamo, l'aumento dei tassi di interesse non è il modo per combattere questo tipo di inflazione. Lo diciamo perchè l'inflazione post COVID è causata da colli di bottiglia congiunturali nelle linee di approvvigionamento [e di produzione] e non da livelli di domanda anormali. La domanda è aumentata rispetto ai due anni di COVID ma segue una dinamica di crescita normale se guardiamo agli anni pre-COVID.
Aggiornamento del 27 Marzo 2022
source: tradingeconomics.com
Nel corso della sua ultima riunione [16 Marzo 2022] la Federal Reserve ha approvato un aumento del tasso di interesse di riferimento [i cosiddetti Fed Funds, i tassi a breve che la FED applica nelle operazioni di prestito sull'interbancario] dello 0.25%. Erano 4 anni che la FED non aumentava i tassi i quali, per tutto il periodo, erano rimasti allo 0%. La decisione dell'aumento dei tassi era già nell'aria da mesi dopo che la FED aveva cambiato atteggiamento nei confronti dell'inflazione. Inizialmente l'aveva considerata un fenomeno temporaneo dovuto solo ai colli di bottiglia del dopo COVID, ma poi aveva dovuto arrendersi all'evidenza. Il tasso di inflazione per il mese di Febbraio è stato del 7.9%, il più alto degli ultimi 40'anni. Il tasso di inflazione in America era stato del 5.5 a Dicembre 2021 e del 6.0% a Gennaio 2022. A puro titolo di paragone ricordiamo che il tasso di inflazione dell'economia americana era stato dell'1.7% nel mese di Febbraio 2021.
Energia, affitti, e prodotti alimentari sono state le classi di beni che più hanno contribuito all'aumento del tasso di inflazione negli Stati Uniti. Le previsioni per l'inflazione USA a Marzo è adesso dell'8.3%. Il timore diffuso è che l'aumento dei tassi possa provocare una recessione. E, a nostro umile modo di vedere, non vediamo come un aumento dei tassi possa risolvere un fenomeno che riteniamo nasca da un problema di offerta e non di domanda, una situazione che negli ultimi 60-70'anni non si era mai verificata nelle economie occidentali. Nel frattempo pare proprio che l'aumento dei tassi previsto per la prossima riunione della FED sarà dello 0.5%.
Aggiornamento del 26 Febbraio 2022
La Federal Reserve dovrebbe iniziare ad aumentare i tassi di interesse il mese prossimo e non rallentare fino a buona parte del 2023, anche se la pendenza degli aumenti potrebbe essere un pò meno pronunciata del previsto.
Gli eventi della scorsa settimana in Ucraina, comprese le dichiarazioni di più funzionari della Fed e, in misura minore, le turbolenze geopolitiche, hanno convinto i mercati che il primo aumento dei tassi sarà solo di un quarto di punto percentuale [ e non di mezzo punto percentuale come molti analisti prevedevano prima dell'invasione russa dell'Ucraina] Il primo aumento dei tassi è previsto a seguito del prossimo Federal Open Market Committee del 15-16 marzo 2022 con il presidente della Fed di New York John Williams che ha affermato la scorsa settimana che "non ci sono argomenti convincenti" [per un aumento dei tassi americani dello 0.5%]
Aggiornamento dell'8 Gennaio 2022
Nella riunione del 14-15 Dicembre 2021 il Governatore della FED Jerome Powell ha dato un forte segnale che l'aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti potrebbe cominciare già da Marzo 2022. L'annuncio segue quello con cui lo stesso governatore aveva dichiarato che l'aumento del costo della vita in America non poteva più essere considerato temporaneo. Il rendimento dei Treasury a 10 anni ha chiuso a 1.7690% Venerdì 7 Gennaio dopo aver toccato quota 1.7975% in mattinata e ai massimi dal Gennaio 2020.
Aggiornamento dell'8 Novembre 2021
Nella riunione del 3 Novembre scorso il Governatore della FED Jerome Powell ha annunciato che a partire dal mese di Dicembre la FED comincerà a ridurre gradualmente gli acquisti di titoli sul mercato secondario in America. Già a Dicembre gli acquisti saranno di 105 miliardi di dollari rispetto ai 120 miliardi di dollari al mese acquistati nei mesi precedenti. Gli acquisti di titoli sul mercato da parte della FED dovrebbero terminare entro la metà del 2022.
La FED ha tuttavia ribadito che manterrà un atteggiamento flessibile ["accomodative"] per rispondere al mutare della situazione dell'economia e del mercato. Come noto la FED guarda con molta attenzione in questo momento all'occupazione e, in seconda battuta, al tasso di inflazione in America [fenomeno, quello inflattivo, che la FED ha riconfermato di ritenere temporaneo e legato alla situazione dell'economia in questa fase di ripartenza post COVID]
Sull'onda dell'annuncio il rendimento del Treasury a 10 anni e' sceso all'1.4311% nella giornata di Venerdì 5 novembre, dopo aver toccato un massimo dell'1.60% il 3 Novembre nell'imminenza della conferenza stampa della FED.
Aggiornamento del 30 Luglio 2021
La temporaneità delle cause dell'inflazione e la fermezza su quantitative easing e politica monetaria dimostrata dalla FED sembrano aver rassicurato i mercati e i rendimenti del Treasury a 10'anni è oggi poco sopra all'1.25% dopo essere sceso all'1.1810% la scorsa settimana.
Aggiornamento del 16 Giugno 2021
I due grandi temi al centro della politica monetaria americana dagli inizi del 2021 sono stati l'andamento del tasso di inflazione e il futuro del QE [quantitative easing] messo in atto dalla FED. A partire da metà Gennaio i rendimenti dei titoli di stato Americani erano cominciati a salire in previsione di un aumento del tasso di inflazione. A Marzo/Aprile il tutto sembrava che potesse andare fuori controllo con i rendimenti del 10'anni che avevano toccato l'1.75%. Con il mese di Giugno il mercato sembra che abbia riacquistato la prospettiva delle cose. Come subito dichiarato dalla FED, l'inflazione in aumento è causata dai colli di bottiglia dell'economia a seguito della riapertura post COVID.
A partire dalle spedizioni internazionali [mancanza di container vuoti, mancanza di spazio sulle navi cargo], i costi in aumento si sono propagati al settore delle costruzioni [scarsità del tondino e del legname da costruzione, a quello dell'auto [mancanza dei microchip perchè assorbiti dall'aumento di domande per computer, smartphone, e tablet durante la pandemia], ai prodotti alimentari, e ai carburanti. La FED riconosce l'eccezionalità della situazione e ha infatti già dichiarato che non aumenterà i tassi di interesse e che continuerà nella politica di QE a suo tempo avviata. Il tutto verrà rivalutato a fine anno. Per cui , per il momento, non pensiamo ci saranno scossoni sul fronte monetario americano.
fonte: CNBC - https://www.cnbc.com/quotes/US10Y
Aggiornamento dell'11 Marzo 2021
Il tasso di inflazione in America a Febbraio 2021 [CPI - Consumer Price Index] cresce meno delle previsioni. Ricordiamo che la Core Inflation esclude dal calcolo dell'inflazione i prezzi dei prodotti alimentari e dei combustibili.
Core Inflation = +0.1% per il mese di Febbraio 2021 [le aspettative degli analisti erano: +2%] ] Per il periodo di 12 mesi Febbraio 2020 - Febbraio 2021 l'inflazione in America è stata dell'1.3%
Aggiornamento del 7 Marzo 2021
I fattori all'origine delle aspettative di un aumento dell'inflazione in America sono questi:
La conseguenza dell'affermarsi di queste aspettative è stato il brusco aumento dei rendimenti dei Treasuries 10YR, i titoli Americani a 10 anni che sono saliti ai massimi da un anno a questa parte e che sono aumentati di 60 punti base in poco più di un mese come si può evincere dal grafico riportato di seguito.
Le reazioni della FED non hanno convinto. Le dichiarazioni del Governatore della FED Jerome Powell ci sono state ed anche ferme ma non sono bastate. Addirittura c'è qualcuno che crede che la FED sia contenta di un aumento dell'inflazione. Ricordiamo che il tasso di inflazione obiettivo della FED è compreso in una forbice tra il 2% ed il 2.5%. Per circa due anni il tasso di inflazione Americano è stato molto sotto ai tassi obiettivo. L'ultimo dato, quello relativo al periodo Gennaio 2020 - Gennaio 2021 è stato di un'inflazione all'1.4%. Il 10 Marzo 2020 verrà rilasciato il dato consuntivo dell'inflazione per il periodo Febbraio 2020 - Febbraio 2021. Non ci aspettiamo sorprese ma ormai per reindirizzare le aspettative sull'inflazione che si sono formate sul mercato servirebbe un dato sull'inflazione all'1% o comunque minore dell'1.4% registrato in precedenza. E non pensiamo che sia realistico aspettarsi una cosa di questo tipo. Come si vede dal grafico, il tasso di inflazione negli Stati Uniti è lontano dall'essere problematico ma comunque i mercati hanno reagito e, in particolare, il mercato azionario [NASDAQ] ha perso circa il 10% dal picco di qualche mese fa. Al di la della perdita generalizzata, l'aumento dei rendimenti sui titoli Americani e le aspettative di inflazione stanno facendo scattare un ribilanciamento dei titoli in portafoglio: si vendono le azioni legate ad attività che con il COVID hanno visto un amento delle vendite, e si acquistano azioni legate ad attività che si presume possano fare bene in un'era post-COVID.
Aggiornamento dell'11 Febbraio 2021
In un intervento tenuto ieri, 10 Febbraio 2021, all'Economic Club of New York, il Governatore della FED Jerome Powell ha chiarito in modo deciso alcuni punti fondamentali della politica monetaria che la FED intende perseguire in questa fase di mercato. Eccoli:
A chiusura del suo intervento, Powell ha dichiarato: "In questo momento, il mercato del lavoro è molto lontano [da una situazione di pieno impiego]"
Aggiornamento del 27 Novembre 2020
La scelta del Presidente eletto Joe Biden di assumere Janet Yellen segnala che il prossimo Presidente USA intende agire in modo aggressivo per rilanciare l'economia americana, mettendo al timone della sua politica economica un ex presidente della Federal Reserve che non si è sottratto agli stimoli monetari quando era governatore della Fed.
Massima la sintonia con il Presidente della Fed Jerome Powell a supporto di una politica di tassi d’interesse più bassi a lungo termine con una spesa pubblica estesa ed espansiva. Gli USA faranno quindi più deficit e quindi più debito in questi quattro anni di presidenza Biden.
Questo probabilmente comporterà un indebolimento del dollaro USA e una maggior offerta di titoli del Tesoro USA sul mercato primario nei prossimi anni ma senza eccessivi rialzi della curva dei rendimenti del Treasury, perché la Fed agirà sempre come “guardiana” della stabilità dei rendimenti del mercato comprando debito quando ce ne sarà bisogno. Molto improbabile poi che la Fed voglia combattere un dollaro debole visto che un dollaro debole aiuta l’export USA e contribuisce ad una riduzione del deficit della bilancia dei pagamenti.
Difficile anche che l'Amministrazione Biden possa alzare le tasse come sostenuto durante la campagna elettorale sia perché molto probabilmente non ci sarà la necessaria maggioranza al Senato e sia perché la priorità ora è fare debito, non diminuirlo.
[L'aggiornamento sulla politica monetaria del 27 Novembre 2020 riprende [con alcune modifiche meramente stilistiche] una chiarissima analisi di Renato Frolvi pubblicata nello stesso giorno sulla rivista online MONEY.it]
Aggiornamento del 30 Agosto 2020
Il Governatore della FED Jerome Powell ha illustrato nel corso di una conferenza la scorsa settimana un cambiamento strategico fondamentale per la banca centrale americana. Alla luce della crisi economica innescata dal COVID-19, per le manovre monetarie la FED guarderà al tasso di disoccupazione e non più al tasso di inflazione. La FED ritiene che il rischio di un indice dei prezzi più alto di quello ideale sia di gran lunga inferiore a quello di un tasso di disoccupazione troppo elevato [6.3% il dato di Luglio 2020 dopo che a Gennaio si era raggiunto il minimo storico del 3.4%]
La conseguenza immediata di questa nuova fase della politica monetaria della FED è che i tassi di interesse americani rimarranno bassi ancora per un lungo periodo e che non servirà più tenere in conto il tasso di inflazione per stimare le nuove azioni di politica monetaria dell'America. Dato il livello ormai prossimo allo zero dei tassi di interesse, è anche certo che la FED continuerà l'acquisto di titoli di stato e di obbligazioni per iniettare liquidità nel sistema.
Aggiornamento del 18 Maggio 2020
L'economia americana, al pari di quelle di tutto il resto del mondo, è stata profondamente sconvolta dalle conseguenze del CoronaVirus. La chiusura degli esercizi commerciali e delle attività produttive ha provocato un aumento della disoccupazione che si prevede possa sfiorare il 20%.
Il governo federale ha reagito lanciando un piano di aiuti da 2700 miliardi di dollari che è stato approvato in 5 settimane mentre i fondi sono stati erogati nel giro delle 5 settimane successive.
È ovvio che nell'eccezionalità di questa situazione citare i dati relativi all'economia americana non ha alcun senso se non quello di pensare che, passata la pandemia, l'economia americana possa tendere a ritornare ai livelli di occupazione e di espansione economica raggiunti appena prima dello scoppio dell'emergenza.
Riapertura dell'economia americana: entro la fine del mese di Maggio 42 stati americani riapriranno e questo è un buon segno perché indica che la tensione al ritorno alla normalità è un obiettivo primario dell'amministrazione americana.
Aggiornamento dell'8 Aprile 2020
Una FED sempre più determinata e focalizzata al sostegno dell'economia in questa nuova crisi mondiale ha annunciato che allargherà il piano di Quantitative Easing anche ai Corporate Bond concentrando gli acquisti sulle scadenza sotto i 5 anni. Per il momento è previsto un piano di acquisti di 30 miliardi di dollari. Gli acquisti avverranno sia sul mercato primario che su quello secondario.
Il Fondo Monetario Internazionale affianca la FED nello sforzo di supportare la liquidità in dollari richiesta dai mercati. In particolare il FMI aprirà delle linee di credito a breve denominate in dollari a favore di tutti quei paesi che non hanno in portafoglio titoli di stato americani e che non possono quindi accedere al programma di acquisti varato dalla FED la scorsa settimana [vedi l'aggiornamento del Primo Aprile più sotto su questa pagina]
La BCE dal canto suo ha annunciato che alleggerirà i requisiti sulle garanzie richieste alle banche per prendere fondi a prestito: “Il Consiglio dei governatori della Banca Centrale Europea ha adottato un pacchetto di allentamento temporaneo dei collaterali per facilitare la disponibilità di fondi per le controparti dell’Eurosistema che partecipano alle operazioni di fornitura di liquidità”.
Una mossa preventiva, un'ottima mossa, in vista di possibili declassamenti del debito da parte delle agenzie di rating, volta a scongiurare il pericolo che si possa bloccare il meccanismo di creazione di liquidità per il mercato.
Gli effetti della politica monetaria della FED sono evidenti nel drammatico calo dei rendimenti lungo tutta la curva delle scadenze. Da notare in particolare il robusto calo del rendimento del titolo a 10 anni che viene usato come benchmark per determinare il tasso sui mutui casa.
1M 6M 1Yr 10Yr 30Yr
1.53 1.57 1.56 1.88 2.33
1M 6M 1Yr 10Yr 30Yr
0.10 0.20 0.20 0.75 1.32
Per lo storico dei rendimenti dei titoli di stato americani, consultare questa pagina del sito del Department of Treasury
Aggiornamento dell'1 Aprile 2020
In una nuova mossa a sorpresa, la FED ha annunciato che a partire dal 6 Aprile si porrà in contropartita di qualsiasi banca centrale per l'acquisto di Treasuries americani di ogni scadenza.
Una misura improvvisa e molto decisa che da un'idea della determinazione della Banca Centrale Americana nel controllare il mercato monetario con particolare riguardo all'offerta di moneta e al livello dei tassi di interesse sul dollaro.
La posizione in acquisto dei titoli USA, oltre che alle banche centrali degli altri paesi, si estende anche a tutte quelle banche che intrattengono conti reciproci con la FED.
La misura si affianca ai conti swap in valuta che la FED già detiene con 14 banche centrali straniere e che permettono lo scambio pronti contro termine dollaro/valuta.
Le operazioni di acquisto della FED si svolgeranno al di fuori del mercato monetario per non influenzare i prezzi dei Treasuries e quindi i tassi di interesse sul dollaro.
Questa nuova misura monetaria, al pari dei conti swap in valuta, ha l'obiettivo di assicurare la massima liquidità ai mercati ed evitare il rialzo dei tassi di interesse sul dollaro nel momento in cui il governo federale americano ha varato un piano di supporto all'economi del valore di 2000 miliardi di dollari.
Aggiornamento del 26 Marzo 2020
Lo scopo dell'azione di sostegno è quello di ridurre il numero dei fallimenti e di creare un ammortizzatore sociale che permetta alle persone di mantenere un tenore di vita standard. In sintesi, piano prevede:
In aggiunta al piano di aiuti per l'economia reale, la FED ha annunciato che le azioni di QE [Quantitative Easing] già varato la scorsa settimana proseguiranno senza limiti agli acquisti [precedentemente era stato posto un tetto di 700 miliardi di dollari]
Dal lato Europa, la BCE ha annunciato che le azioni di acquisto di titoli previste dal piano di QE procederanno senza limiti senza limiti di acquisti. La BCE per la prima volta acquisterà anche debito con scadenze inferiori ai 70 giorni (termine ridotto dai precedenti 12 mesi) tipicamente quindi anche la "carta commerciale" Infine, è stato eliminato il limite di acquisto del 33% per ogni singolo Paese.
Aggiornamento del 16 Marzo 2020
Aggiornamento del 02 Dicembre 2019
Rilevante la dichiarazione del Governatore della Banca Centrale Americana Jerome Powell che ha ripetuto che l'inflazione dovrebbe aumentare significativamente per spingere la FED ad alzare i tassi di interesse in America.
Ricordiamo che la FED ha tagliato i tassi di interesse tre volte nel corso del 2019 e il range del benchmark rate è adesso 1.5% - 1.75%.
Sempre Powell ha dichiarato che la manovra di espansione monetaria di Settembre, con cui la FED ha pompato nel sistema oltre 270 miliardi di dollari, ha avuto carattere tecnico e non ci sono cambiamenti nella politica monetaria della FED.
Principali indicatori economici americani:
Tassi di rendimento dei titoli di stato americani:
Venerdì 11 Ottobre 2019 La Federal Reserve ha dichiarato che acquisterà buoni del Tesoro a breve termine ogni mese fino al secondo trimestre del 2020 per iniettare liquidità nel sistema bancario e semplificare il controllo del tasso di interesse di riferimento.
L'azione segna l'ultima risposta della Fed a una carenza di riserve di liquidità nel sistema economico americano che si è sviluppata il mese scorso e ha causato un picco dei tassi di interesse a breve termine, mandando brevemente il tasso di riferimento della Fed al di sopra del suo target di riferimento.
La Fed di New York ha dichiarato che i suoi primi acquisti mensili, a partire da martedì, ammonteranno a $ 60 miliardi. Non sono stati specificati importi futuri.
La Fed ha anche detto che estenderà un'operazione di prestito a breve termine separata a gennaio che ha anch'essa lo scopo di aumentare le riserve bancarie.
Prima dell'annuncio relativo agli acquisti di titoli di stato, la FED il 18 Settembre aveva annunciato un taglio ai tassi d'interesse di riferimento [i cosiddetti FED Funds] di un quarto di punto.
La Fed ha abbassato i tassi di un quarto di punto percentuale nelle riunioni di luglio e settembre del Federal Open Market Committee. I mercati finanziari si aspettano un'altra mossa di dimensioni simili alla riunione prevista per il 29-30 ottobre.
Aggiornamento del 13 Luglio 2019
Jerome Powell, Federal Reserve Chairman, ha dichiarato nel corso di una audizione al Senato Americano che la FED vede spazio per una riduzione dei tassi di interesse in America.
"La relazione tra il tasso di disoccupazione e il tasso di inflazione si era già indebolita ma adesso questo legame si è proprio rotto"
La risposta della FED alla guerra commerciale e al rallentamento del commercio internazionale sarà quindi quella di un taglio ai tassi d'interesse USA nei mesi a venire. Una politica monetaria accomodante, quella dell'America, che trova allineata anche la Banca Centrale Europea di recente passata sotto la guida di Christine Lagarde che ha sostituito Mario Draghi alla fine del suo mandato.
Prevediamo una ulteriore espansione dell'economia americana e della domanda interna americana guidata dai consumi privati. Una congiuntura favorevole sostenuta anche dal continuo aumento delle esportazioni di gas naturale americano che contribuiscono ad aumentare l'offerta di moneta e a contenere il disavanzo federale.
Inflazione e offerta di moneta negli Stati Uniti
Analisi Politica Economica Commerciale Fiscale e Monetaria degli Stati Uniti
Aggiornamento del 05 Maggio 2019
Nell'ultima seduta di Aprile la Fed ha deciso di mantenere inalterati i tassi di interesse americani. La FED ha già aumentato i tassi quattro volte nel corso del 2018 ed i mercati si aspettavano che la politica restrittiva continuasse nel corso del 2019.
La Federal Reserve invece ha cambiato atteggiamento al primo segno di rischio di rallentamento dell;economia mondiale e ha deciso di non continuare ad alzare i tassi per adesso.
Nel 2018 la FED guardava al tasso di disoccupazione in America per decidere sul rialzo dei tassi ed evitare il rischio di una spirale inflazionistica. Quando si è notato che alla diminuzione del tasso di disoccupazione non ha corrisposto un aumento dell'inflazione in America, le preoccupazioni della FED si sono allentate.
Il tasso di disoccupazione USA ha appena segnato il minimo da 50'anni a questa parte: 3.6%
Il nuovo parametro economico a cui guardare diventa ora per la FED il tasso di inflazione.
La fed si prefigge un obiettivo del 2% ma al momento l'inflazione in America è all'1.5% scongiurando almeno per i prossimi mesi, quindi, un aumento dei tassi di interesse in America.
Questa pagina sel sito di ExportUSA offre un'interessante analisi sulla dinamica dell'inflazione in America in relazione alla scuola di pensiero monetarista e analizza le cause alla radice del basso tasso di inflazione americana legandole all'analisi dell'offerta di moneta dell'economia americana e al fatto che a ridosso della crisi finanziaria del 2008 la velocità di circolazione della moneta sia diminuita del 20%.
Nel frattempo la Federal Reserve sta pensando ad un nuovo strumento di politica monetaria per espandere l'offerta di moneta in America che possa in un certo senso sostituire il programma di Quantitative Easing da poco terminato.
Analisi Politica Economica Commerciale Fiscale e Monetaria degli Stati Uniti
Aggiornamento del 10 Aprile 2019
In realtà noi di ExportUSA non avevamo mai pensato che l'ipotesi di una recessione dell'economia americana avesse alcun fondamento. Questa sensazione circa le prospettive dell'economia USA aveva però preso corpo nelle ultime settimane a seguito della inversione della curva dei rendimenti dei Treasury americani.
In pratica era successo che le scadenze più brevi [fino a 6 mesi] rendessero di più di quelle a lungo termine [da uno a dieci anni]. In particolare c'era stato un momento in cui i tassi a sei mesi erano alla pari di quelli a dieci anni.
Una parte del mercato aveva letto nell'inversione dei tassi [che non accadeva dal 2007] come un segnale di aumento del rischio percepito, insito nell'economia americana, da parte degli operatori finanziari.
L'interpretazione di noi di ExportUSA era invece quella che il mercato stava semplicemente anticipando le aspettative di rialzo dei tassi di interesse da parte della FED. Rialzo dei tassi che poi non si è realizzato in quanto la FED ha deciso di adottare una politica più attendista a fronte dei rallentamenti delle stime di crescita dell'Eurozona.
Quando il mercato ha constatato il cambiamento di rotta della FED sono cambiate anche le aspettative e la curva dei rendimenti ha cominciato a correggersi. Ad oggi la curva dei tassi è ancora invertita ma sta lentamente riprendendo la forma tradizionale con tassi di interesse crescenti per scadenze crescenti.
Data | 1 mo | 2 mo | 3 mo | 6 mo | 1 yr | 2 yr | 3 yr | 5 yr | 7 yr | 10 yr | 20 yr | 30 yr |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
04/01/19 | 2.42 | 2.43 | 2.43 | 2.46 | 2.41 | 2.33 | 2.29 | 2.31 | 2.40 | 2.49 | 2.71 | 2.89 |
04/02/19 | 2.43 | 2.42 | 2.42 | 2.45 | 2.41 | 2.30 | 2.26 | 2.28 | 2.38 | 2.48 | 2.70 | 2.88 |
04/03/19 | 2.42 | 2.43 | 2.44 | 2.45 | 2.41 | 2.33 | 2.29 | 2.32 | 2.42 | 2.52 | 2.75 | 2.93 |
04/04/19 | 2.43 | 2.43 | 2.44 | 2.46 | 2.41 | 2.33 | 2.29 | 2.32 | 2.41 | 2.51 | 2.74 | 2.92 |
04/05/19 | 2.42 | 2.43 | 2.44 | 2.46 | 2.43 | 2.35 | 2.30 | 2.31 | 2.40 | 2.50 | 2.72 | 2.91 |
04/08/19 | 2.43 | 2.44 | 2.43 | 2.48 | 2.43 | 2.36 | 2.31 | 2.33 | 2.42 | 2.52 | 2.74 | 2.93 |
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