Prezzo e produzione del petrolio e politica energetica degli Stati Uniti: Commenti e Aggiornamenti dall'osservatorio di ExportUSA

Scenari e prospettive della politica energetica americana: i risvolti per l'economia americana e per gli equilibri politici mondiali

Aggiornamento del 7 Novembre 2023

La produzione di greggio statunitense ha raggiunto il mese scorso il picco storico di 13,2 milioni di barili al giorno, e le esportazioni sono ai livelli più alti da quando le restrizioni sono state rimosse nel 2015

Un numero record di supertanker che si dirigono verso la costa del Golfo per caricare il petrolio americano da esportare verso i mercati internazionali. Secondo i dati raccolti da Bloomberg, 48 supertanker sono in rotta verso gli USA di qui ai prossimi tre mesi, il numero più alto degli ultimi sei anni. Ciò avviene mentre i principali produttori dell'OPEC+, Arabia Saudita e Russia, hanno ridotto la produzione di petrolio per sostenere il livello dei prezzi. A questo si aggiungono le preoccupazioni sui blocchi delle forniture a seguito della situazione in Medio Oriente.

Un rapporto dell'Energy Information Administration (EIA) di Ottobre indica che le esportazioni di petrolio degli USA hanno raggiunto circa 3,99 milioni di barili al giorno nella prima metà del 2023.

Un analista intervistato da Bloomberg ha affermato che si prevede che le spedizioni dalla costa del Golfo degli USA aumenteranno a 4,1 milioni di barili al giorno il mese prossimo, 100.000 barili in più rispetto a dicembre dell'anno scorso. Gli Stati Uniti stanno destinando all'esportazione la variante light grade del petrolio di produzione USA [WTI - West Texas Intermediate] e destinano invece la variante di petrolio più pesante per le raffinerie americane che costruite per lavorare con il petrolio greggio più pesante.

Aggiornamento del 4 Agosto 2023

La gestione coordinata dell'offerta da parte dell'Arabia Saudita e della Russia ha determinato il sesto aumento settimanale dei prezzi del petrolio, con i due giganti dell'OPEC+ che estendono i tagli alla produzione e all'esportazione fino a settembre. Il WTI ha superato gli 80 dollari al barile, il livello più alto da marzo, e si potrebbe argomentare che ci sia ancora un ulteriore potenziale rialzista a seguito dell'attacco di venerdì ai terminal petroliferi nel Mar Nero russo e dell'aumento della backwardation.

L' Arabia Saudita estende i tagli alla produzione. In un comunicato stampa pubblicato dall'agenzia di stampa SPA dell'Arabia Saudita, il regno del Medio Oriente si è impegnato a prolungare il taglio volontario di 1 milione di barili al giorno per un altro mese fino a settembre, lasciando intendere che i tagli potrebbero essere aumentati ulteriormente se necessario.

La Russia dal canto suo riduce il taglio delle esportazioni per settembre. La Russia si è impegnata a ridurre le esportazioni di petrolio greggio di 300.000 barili al giorno a settembre, rispetto alla promessa di 500.000 barili al giorno per agosto, pubblicando il comunicato stampa meno di un'ora dopo che Riyadh aveva annunciato l'estensione dei tagli alla produzione, suggerendo una stretta coordinazione tra i due paesi.

Queste mosse strategiche da parte dei principali produttori di petrolio stanno avendo un impatto significativo sui mercati internazionali, con i prezzi del petrolio che raggiungono livelli considerevoli e con il potenziale di ulteriori sviluppi nel contesto geopolitico. Gli investitori e gli attori del settore petrolifero dovranno monitorare da vicino la situazione per comprendere come si svilupperanno gli equilibri di domanda e offerta globali e quali potrebbero essere le implicazioni per i mercati energetici a livello globale. La vigilanza e la prudenza saranno fondamentali in un contesto così dinamico e incerto.

Aggiornamento del 15 Marzo 2023

La quotazione del petrolio [front month; WTI] ha oscillato in una banda di prezzo ristretta negli ultimi due mesi senza che ci fosse una marcata direzione al rialzo o al ribasso. La combinazione di alcuni eventi nella seconda metà di Marzo ha cambiato radicalmente la situazione:

In questo contesto di incertezza circa la direzione del prezzo del petrolio, si è inserito il commissariamento di SBV che ha portato sul mercato una ventata di pessimismo legata alla paura di recessione per l'economia americana.

Al momento in cui scriviamo il prezzo del WTI è crollato a fino a $65.60 al barile, un livello pari a quello che era stato prevalente nel periodo Maggio-Settembre 2021 e anche Aprile 2019 - Gennaio 2020. Le previsioni degli operatori sul prezzo del petrolio per la seconda metà del 2023 indicavano un obiettivo di prezzo tra i $90 e i $100 al barile. Questo prima del commissariamento di SBV. Rimaniamo fiduciosi che il prezzo del petrolio possa tornare su quei livelli a seguito della riapertura dell'economia cinese e della stabilizzazione della situazione provocata dal comissariamento di SBV. Ma forse serve riaggiustare l'orizzonte temporale di riferimento spostandosi più verso la fine 2023 - prima metà 2024. Per il momento la tendenza del mercato è decisamente ribassista e riteniamo che possa permanere tale per i prossimi mesi. 

Grafico prezzo WTI front month - 15 Marzo 2023

Aggiornamento del 15 Gennaio 2023

La volatilità del mercato non accenna a diminuire. Nell'ultimo mese il prezzo del petrolio [WTI - West Texas Intermediate; front month] era risalito fino a sorpassare gli 80 dollari al barile sull'onda dell'euforia relativa alla ripresa dell'economia cinese per poi precipitare fino a 72 dollari al barile in seguito al nuovo lockdown imposto dalle autorità. Quando le proteste di popolo hanno costretto a revocare il lockdown il prezzo è risalito ancora fino agli $80/bbl [chiusura di Venerdì 13 Gennaio 2023]

Sull'andamento del prezzo ha influito anche la decisione di Europa e Stati Uniti di imporre un tetto al prezzo del petrolio russo, e l'annuncio che l'Amministrazione Biden avrebbe cominciato a riacquistare petrolio per ricomporre i livelli della riserva strategica americana da cui erano stati venduti negli ultimi otto mesi 220 milioni di barili per cercare di calmierare il prezzo.

A quest'ultimo riguardo sembrano emergere dubbi sulla dotazione finanziaria a disposizione del DOE - Department of Energy per effettuare il riacquisto. Dopo alcune appropriazioni federali sull'importo generato dalla vendita, sembra che ai prezzi correnti il DOE possa riacquistare solo 70 milioni di barili.

A questa notizia bearish se ne contrappone una bullish ovvero quella secondo cui il livello di estrazione degli Stati Uniti non sembra poter aumentare nel 2023 sia perchè i piccoli e medi produttori non intendono effettuare nuovi investimenti nel settore, sia perchè i giacimenti sembrano ormai essere a capacità.

Due nuovi scenari suscettibili di sviluppi nel medio periodo su cui riflettere:

Per il momento rimaniamo ottimisti e ci aspettiamo un aumento del prezzo del petrolio a partire dalla seconda metà del 2023.

Aggiornamento del 18 Dicembre 2022

Vince la paura della recessione e il prezzo del petrolio crolla

La FED continua nella sua politica di auemtno dei tassi di interesse e addirittura dichiara che un rallentamento dell'economia sia auspicabile ed aspettato. Di li a parlare di recessione il passo è molto breve. A questo si è aggiunta l'irrisolta situazione COVID in Cina, è la decisione di imporre un tetto di 60 dollari al barile al greggio di produzione Russa che ha fatto il resto con i mercati hanno reagito di conseguenza.

Il prezzo del WTI è sceso fino a 70 dollari al barile per poi risalire fino a 75 dollari al barile nella settimana conclusasi il 16 Dicembre. L'unica notizia positiva per il prezzo del petrolio è stato l'annuncio della Casa Bianca di voler cominciare ad acquistare petrolio per ricostituire la riserva strategica Americana. Si tratta di colmare un deficit di 180 milioni di barili di petrolio per cui il sostegno al prezzo del WTI, nel medio periodo, potrebbe essere sostanzale ed attestarsi nella fascia di prezzo tra i $65 - $70 al barile [considerando che il petrolio tratto dalle riserve era stato venduto a $96/barile direi che che si tratta di un grande affare per l'Amministrazione Biden]

Chiudiamo citando la banca di investimento Goldman Sachs che si aspetta un rialzo deciso del prezzo del petrolio a partire dal 2023.

Aggiornamento del 26 Ottobre 2022

La direzione dei prezzi del petrolio resta incerta

Difficile se non impossibile fare una previsione sull'andamento di breve dei prezzi del petrolio sul mercato americano [ci riferiamo sempre al WTI - West Texas Intermediate] Le oscillazioni del prezzo sono continue a seconda della corrente di pensiero del momento. Da una parte abbiamo la paura della recessione, il rilascio di petrolio dalle riserve strategiche americane, e il rallentamento dell'economia cinese che deprime il corso dei prezzi, mentra dall'altra, a spingere il prezzo al rialzo, abbiamo l'annuncio del taglio alle estrazioni da parte dell'OPEC+, la riduzione dei pozzi attivi in America, e la necessità di ricostruire le scorte di petrolio della riserva strategica USA a fronte dei recenti rilasci record effettuati per tentare di calmare l'aumento del prezzo del WTI.

La nostra opinione è che di sicuro ci sarà un rallentamento nella crescita dell'economia mondiale ma che, nel medio periodo, il prezzo del petrolio tornerà ad aumentare spinto dalla ripresa economica e dal fatto che i ridotti investimenti per esplorazione di nuovi giacimenti ridurranno l'offerta [riduzione in parte compensata dalla transizione all'elettrico] Al momento il nostro orizzonte temporale è di 3/5 anni. 

Aggiornamento del 28 Agosto 2022

Incertezza sull'andamento del prezzo del petrolio in una fase di assestamento geopolitico mondiale

La fase univocamente rialzista dei prezzi del petrolio [nei nostri commenti ci riferiamo sempre alla varietà WTI - West Texas Intermediate] iniziata il 20 Aprile 2020 è terminata. In questo momento il prezzo del petrolio sembra influenzato soprattutto dall'andamento della negoziazione circa il controllo del programma nucleare dell'Iran. Ed è in questa luce che leggiamo anche le dichiarazioni del ministro dell'energia saudita relative alla possibilità che l'OPEC+ possa ridurre la produzione giornaliera di greggio. Un accordo con l'Iran comporterebbe un aumento della quantità di greggio in vendita sul mercato internazionale, un obiettivo gradito all'Amministrazione Biden. D'altra parte, l'Arabia Saudita non vede di buon occhio una riappacificazione con il suo nemico storico [d'altronde l'Arabia Saudita aveva respinto la richiesta del Presidente Biden di aumentare la produzione, avanzata nel corso della sua recente missione in Arabia Saudita]

Sullo sfondo degli sviluppi di questa situazione politica, permane comunque l'eterno dilemma tra "demand destruction" in vista di una paventata recessione economica a livello mondiale, e ripresa economica a seguito della risoluzione dei colli di bottiglia nella supply chain post COVID. In questo scenario, da notare anche il ruolo centrale giocato dall'economia cinese presa tra la sua politica di Zero COVID, la bolla degli investimenti immobiliari, e una crescita economica in rallentamento. Davvero impossibile fare previsioni circa l'andamento del prezzo del petrolio in questa situazione. Di sicuro siamo in una fase di estrema volatilità dove movimenti di 10 - 12 dollari in un giorno nel prezzo del WTI sono la normalità.

Aggiornamento del 25 Luglio 2022

La politica monetaria della FED scoraggia gli investimenti dell'industria petrolifera in America

La produzione di petrolio negli Stati Uniti è ancora al di sotto della media del 2019 e il rialzo dei tassi di interesse da parte della FED non incoraggia certo gli investimenti nel settore petrolifero americano. Segnali positivi sul fronte dell'inflazione [come evidenziato nel consueto Andamento economia americana] sembrano indicare che a partire dal primo semestre 2023 la FED possa cominciare a ridurre nuovamente i tassi di interesse. E questo potrebbe incentivare la rimessa in servizio dei pozzi petroliferi in America con conseguente aumento della produzione di petrolio in America.

Per il momento il prezzo del WTI è al ribasso ed oscilla tra aspettative di una recessione dell'economia mondiale con conseguente riduzione dei consumi, e una ripartenza dell'economia cinese con conseguente pressione sull'offerta.



Aggiornamento del 27 Marzo 2022

Prezzo del petrolio: Fase di attesa e incertezza dopo l'impennata dei prezzi a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina

Per il consueto aggiornamento sulla situazione del mercato del petrolio e del gas naturale negli Stati Uniti, rimandiamo all'analisi pubblicata sempre in data odierna su questa pagina del sito di ExportUSA:

Gas Naturale: Produzione ed esportazione dagli Stati Uniti

L'analisi è dedicata al recente accordo di fornitura di gas naturale americano all'Europa per fronteggiare la crisi di approvvigionamento dalla Russia a seguito dell'attacco armato contro l'Ucraina.


Aggiornamento del 26 Febbraio 2022

Prezzo del petrolio: Fase di attesa e incertezza dopo l'impennata dei prezzi a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina

Il prezzo del WTI ha superato i $100 al barile il 24 Febbraio 2022, il giorno in cui la Russia ha invaso militarmente l'Ucraina. Il prezzo è rapidamente calato di 10 dollari al barile dopo la constatazione che le misure di ritorsione attuate da USA ed Europa non avrebbero toccato il settore energetico. Nel frattempo il report settimanale EIA sullo stock di greggio ha segnato un incremento delle scorte di 4.52 milioni di barili mentre le aspettative del mercato erano di un incremento di soli 442000 barili. In questa fase di mercato si stanno quindi scontrando variabili esogene di breve periodo [l'invasione russa dell'Ucraina] con variabili più strutturali di medio periodo [domanda e scorte] Serve aspettare una soluzione della crisi militare in Ucraina per capire quale direzione prenderà il mercato. Da segnalare che le attività di estrazione di petrolio in America non sono aumentate neppure con il prezzo del WTI fermamente al di sopra dei $90/barile.

Aggiornamento dell'8 Gennaio 2022

Prezzo del petrolio: Ritorna la volatilità

Dopo i massimi di Ottobre 2021 [$85.39 al barile] il prezzo del WTI - West Texas Intermediate crolla fino a toccare i $62.5 al barile il 2 Dicembre 2021 sull'onda delle paure innescate dall'insorgere della variante Omicron per il COVID-19. Una valutazione più fredda della situazione ha poi fatto lievitare il prezzo del WTI fino a $80.45 [7 Gennaio 2022] Le prospettive di lungo periodo per il prezzo del petrolio rimangono positive. Il numero dei pozzi attivi in America non aumenta in maniera significativa. Potremmo assistere invece ad una ripresa degli investimenti per la riapertura di pozzi chiusi durante la pandemia e per lo sfruttamento di nuovi giacimenti da parte delle grandi società petrolifere. Se confermato, sarebbe un fenomeno capace di introdurre una nuova dinamica nei prezzi di medio e lungo periodo. 

Altri elementi capaci di incidere sul prezzo non solo del WTI ma anche delle altre varietà di petrolio sono:

Fattori di breve periodo, che hanno inciso sull'offerta di greggio nelle scorse due settimane, quali il malfunzionamento di un oleodotto in Libia e gli scontri in Kazakistan sembrano essere rientrati.

Aggiornamento dell'8 Novembre 2021

Prezzo del petrolio: All'andamento di domanda e offerta, si aggiungono considerazioni relative al livello degli investimenti in esplorazione e manutenzione

I paesi dell'OPEC+ rigettano la richiesta avanzata dall'Amministrazione Biden di aumentare la produzione e ARAMCO addirittura aumenta il prezzo dell'Arabian Light di $1.40 al barile: l'aumento più forte degli ultimi 20'anni

Il 25 Ottobre 2021 il prezzo del WTI - West Texas Intermediate ha superato il massimo dal 2014: $85.39 al barile a fronte del continuo calo delle scorte in America. Con altrettanta rapidità il prezzo è crollato a $78.25 al barile il 4 Novembre sempre a causa di un aumento inaspettato delle scorte che ha causato confusione tra gli operatori del settore. Venerdì 5 Novembre il prezzo del petrolio aveva poi ricuperato rimbalzando a $81.76 al barile [in apertura di settimana Lunedì 8 Novembre il prezzo è al rialzo oltre gli 82 dollari al barile] È una situazione di alta volatilità che viene influenzata da fattori di breve periodo tra cui sicuramente annoveriamo:

Numeri così positivi sull'andamento del mercato del lavoro in America fanno prevedere una ripresa dell'economia Americana ancora più robusta con conseguente aumento di consumi e produzione e quindi del prezzo del greggio. Ma questi sono tutti fattori di breve periodo, suscettibili di cambiare, anche significativamente, nel giro di pochi giorni.

Noi di ExportUSA non siamo trader nè speculatori e preferiamo concentrarci su una analisi di lungo periodo allo scopo di cogliere la direzione dell'economia americana nel suo complesso. In questo senso, nel nostro sito riportiamo quindi aggiornamenti periodici sull'andamento dell'economia americana, sulle misure di politica monetaria della FED, e sugli sviluppi della politica energetica degli Stati Uniti [situazione, quest'ultima, fortemente influenzata dal mercato del petrolio]

Al di la delle fluttuazioni di breve periodo, riteniamo che permanga una tensione al rialzo del prezzo del petrolio nel lungo periodo a motivo del fatto che gli investimenti in esplorazione e manutenzione nell'industria petrolifera, non solo americana ma anche globale, sono calati notevolmente rispetto ai livelli degli anni passati. La transizione all'elettrico scoraggia gli investimenti in campo petrolifero. Investimenti a cui normalmente servono decenni per generare un ritorno economico. Il rischio è che la transizione all'elettrico non sarà completata a breve e l'economia dovrà continuare ad usare il petrolio ancora per decenni. Petrolio la cui produzione sarà limitata dalla riduzione degli investimenti con conseguente aumento del prezzo del greggio al barile [aumento che potrebbe anche essere molto significativo; ricordiamo che il prezzo del WTI superò i 147 dollari al barile nel Luglio del 2008 prima di crollare a circa $33 dollari al barile sula scia della crisi dei subprime] A supporto di quanto appena detto, il numero dei pozzi di estrazione attivi in America [Baker Hughes Rig Count] era di 550 pozzi il 6 Novembre 2021 mentre era di 796 pozzi il 3 Gennaio 2020. 

Aggiornamento del 30 Luglio 2021

L'analisi attenta delle componenti di domanda e offerta influenza il prezzo del petrolio nel breve periodo

Le politiche di produzione adottate dall'OPEC+ e il numero dei pozzi attivi negli Stati Uniti sono le due componenti principali dell'offerta di petrolio. Sul lato della domanda, la variabile di breve periodo è quella relativa alla diffusione della variante Delta del COVID

L'idea fondamentale rimane quella che nel medio periodo la domanda di petrolio sarà pari se non addirittura superiore ai livelli prepandemia e quindi si prevedono prezzi del petrolio al rialzo rispetto ai livelli correnti. Nel breve periodo, invece, permane incertezza sulla direzione del prezzo del petrolio in quanto non si riesce a determinare con certezza l'influenza della variante Delta sulla componente della domanda di breve periodo.

Agli inizi di Luglio il mercato ha subito una scossa quando i contrasti in seno all'OPEC+ hanno impedito un accordo sui livelli di produzione causando un rialzo dei prezzi fino a $77/barile per il contratto del front month WTI. Trovato l'accordo, il prezzo del WTI è subito crollato fino ai $66/barile per la paura che la variante Delta facesse evaporare la domanda. L'attenzione del mercato, normalmente rivolta allo stock di petrolio al terminale di Cushing [OH], si era spostata sullo stock di benzina come elemento predittore della domanda di petrolio nelle settimane a seguire. I dati del 16 poi del 23 e del 29 Luglio hanno mostrato una contrazione dello stock di benzina ed il risultato è stato che il prezzo del front month WTI ha superato di nuovo i $73/barile.

Ultimo elemento capace di influenzare l'offerta di petrolio era quello degli impianti di estrazione attivi negli Stati Uniti. Nel corso del 2019 gli Stati Uniti erano diventati uno dei maggiori produttori mondiali di greggio ed il ritorno in funzione dei pozzi petroliferi Americani chiusi a valle dello scoppio della pandemia abbatterebbe senz'altro il prezzo del petrolio. In realtà si è visto che la riapertura dei pozzi petroliferi americani è sta molto al di sotto delle aspettative come mostrato dal grafico in calce. 

Quindi, l'unico elemento di breve periodo capace ora di influenzare il prezzo del petrolio è la capacità della variante Delta di bloccare la ripresa dell'economia abbattendo quindi la domanda di petrolio. Continueremo a monitorare la situazione e a pubblicare gli aggiornamenti su questa pagina del sito di ExportUSA.

Numero di pozzi di petrolio attivi negli Stati Uniti

Aggiornamento del 16 Giugno 2021

Il prezzo del petrolio torna ai livelli del 2019

Nel 2020 gli Stati Uniti diventano esportatori netti di petrolio per la prima volta

Il WTI - West Texas Intermediate si attesta sui 73 dollari al barile sui livelli massimi di prezzo del 2018 e 2019

Il mercato sta anticipando una ripresa della domanda a livelli pre-COVID. Il taglio degli investimenti nel settore petrolifero sta portando molti a pensare che a partire dal 2022 ci si potrebbe trovare in una situazione di scarsa offerta. Al momento i consumi giornalieri si aggirano sui 96.5 milioni di barili al giorno [erano 99.7 nel 2019]

Prezzo petrolio WTI in America - 16 Giugno 2021


Nel corso del 2020 gli Stati Uniti sono diventati esportatori netti di petrolio per la prima volta. Le esportazioni di petrolio di produzione Americana sono stati 8.51 miliardi di barili nel 2020, mentre le importazioni sono state di 7.86 miliardi di barili, il livello più basso dal 1991. All'11 Giugno 2021 gli impianti di estrazione in America sono stati pari a 461 "rigs" [+182 rispetto al Giugno 2020]

Le esportazioni di gas naturale americano sono state di 5281 miliardi di piedi cubi nel 2020 [+13.4% rispetto al 2019 e +46% rispetto al 2018] Le esportazioni erano state di soli 1137 miliardi di piedi cubi nel 2010.

Prezzo del gas naturale in America - 16 Giugno 2021



Aggiornamento del 07 Marzo 2021

Il prezzo del WTI ha toccato i massimi dal Gennaio 2020 attestandosi oltre i $65 al barile. Le ragioni sono legate alle aspettative di aumento della domanda adesso che le vaccinazioni anti COVID sono cominciate in tutto il mondo, e al fatto che nella sua ultima riunione del 4 Marzo 2021 il consiglio dell'OPEC+ ha deciso di non aumentare l'estrazione di greggio.

La mossa ha spiazzato il mercato che invece si aspettava un aumento delle quote di estrazione [e infatti nei giorni precedenti la volatilità del prezzo era aumentata] e a seguito delle decisioni dell'OPEC+ ecco che il 4 Marzo 2021 il prezzo del WTI è salito di $6 in un solo giorno arrivando a oltre i $66 al barile.

La struttura dei prezzi dei futures sul petrolio [WTI - West Texas Intermediate] è passata in Backwardation già da oltre un mese, segno che il mercato si aspetta un aumento della domanda tale da non richiedere costi aggiuntivi di stoccaggio. In Backwardation il rollover delle posizioni sui futures in scadenza porta ad un vantaggio in quanto il rollover avviene a sconto sul future in scadenza.
 

Le previsioni di ExportUSA sull'andamento del prezzo del petrolio

Un fattore importante tipico dell'industria petrolifera da tenere a mente è legato all'importanza degli investimenti nell'attivita di tutti i giorni: dall'esplorazione alla estrazione e al trasporto del greggio. Con l'arrivo del COVID l'industria petrolifera ha immediatamente attuato un taglio degli investimenti, ovviamente. Con il tirono della domanda ci aspettiamo che anche gli investimenti riprendano. Il problema è che per arrivare alla piena operatività degli investimenti serve tempo perchè si tratta di installazioni complesse e relativamente lunghe da mettere in opera. E intanto la domanda di greggio da parte del mercato aumenterà, e, di conseguenza, aumenterà il prezzo. È nostra opinione che il prezzo possa quindi andare al di la di quello che sarebbe stato in una situazione di pari domanda prima del COVID. In questo senso guardare ai prezzi prevalenti nel 2019 può avere poco senso.

Disclosure: Sia ExportUSA come società, sia lo scrivente per suo conto personale, hanno posizioni lunghe sul WTI dal Maggio 2020.



Aggiornamento del 28 Gennaio 2021

Sul mercato si sta consolidando l'idea che il prezzo del petrolio [WTI] abbia completato il ciclo al ribasso e che per il 2021 il prezzo oscillerà tra i $50 ed i $53 al barile. La crisi da COVID19 continua e questo comprime la domanda sul mercato Americano. Ma d'altra parte sono ripartiti gli acquisti dal mercato asiatico e soprattutto dalla Cina. Inoltre si prevede una minor produzione di petrolio da parte degli Stati Uniti a causa delle nuove politiche ambientali dell'Amministrazione Biden, prime tra tutte il divieto di esplorazione/estrazione sui terreni di proprietà del Governo Federale.




Aggiornamento del 4 Gennaio 2021
 

Estratto del programma di politica energetica del Presidente Biden

La politica ambientale e la transizione verso la Green Economy dell'Amministrazione Biden avrà un impatto sulla politica energetica degli Stati Uniti negli anni a venire

Nel 2021 l'Amministrazione Biden lancerà un programma di politica ambientale che entro la fine del suo primo mandato metterà gli Stati Uniti su un percorso irreversibile per raggiungere emissioni nette pari a zero in tutta l'economia entro il 2050. Come fase intermedia, il programma energetico della Presidenza Biden ridurrà l'emissione di anidride carbonica degli Stati Uniti del 50% entro il 2035.

Sono poi previsti investimenti per 400 miliardi di dollari in dieci anni per sviluppare tecnologie di energia pulita e di innovazione nell'ambito della Green Economy. Tra gli investimenti previsti nel programma energetico per gli USA è prevista anche l'installazione di oltre 500.000 nuovi punti di ricarica pubblici per auto elettriche entro la fine del 2030.

Negli anni, l'investimento nella Green Economy stimolerà una graduale sostituzione delle attuali tecnologie impiegate. Entrambi il settore pubblico e privato investiranno in nuovi macchinari, nuove tecnologie, nuove infrastrutture per facilitare la transizione verso un'economia verde. Se questa strategia funzionerà, a lungo termine il consumo di petrolio sarà ridotto.

Nel breve e medio termine non prevediamo però una riduzione dei consumi di petrolio. È probabile invece che il prezzo del petrolio rimbalzi in modo significativo nei prossimi anni per tre motivi:

  1. Recupero della domanda di petrolio dopo la recessione COVID;
  2. Minore offerta a causa di una riduzione della terra disponibile per le attività di esplorazione / estrazione petrolifera;
  3. Fornitura inferiore a causa di limiti più severi al fracking e ad altre controverse tecniche di estrazione.


 

Aggiornamento del 4 Gennaio 2021
 

Ripartono le esportazioni di gas naturale Americano nel 2021

Gli Stati Uniti hanno un enorme vantaggio di prezzo: il 31 Dicembre 2021 il future front month [settlement 27 Gennaio 2021] ha chiuso a $2.545/btu. Nello stesso periodo il prezzo sport sul mercato europeo era attorno ai $10/btu

Secondo l' EIA - Energy Information Administration nel 2021 le esportazioni di gas naturale di produzione americana raggiungeranno una media di 8.5 miliardi di piedi cubi al giorno nel 2021: con un aumento del 30%% sullo stesso periodo del 2020. Bank of America prevede che nel prossimo anno le strutture americane per l’esportazione di GNL lavoreranno quasi al massimo delle loro capacità. A Novembre 2021 le esportazioni di gas naturale verso la Cina sono aumentate del 47% e si prevede che nel 2021 anche le esportazioni di gas dagli USA al Giappone aumenteranno a seguito della transizione dal carbone verso fonti energetiche più pulite.


 

Aggiornamento del 9 Novembre 2020
 

Previsioni sulla produzione di petrolio in America. Possibili scenari per il prezzo del petrolio nel 2021

Come evolverà la produzione di greggio in America? Quando riprenderà la domanda?

Il prezzo del WTI è sceso drasticamente nel mese di Ottobre 2020 passando da un picco di $43 al barile fino a $34.50. La ragione del pratico calo del prezzo è da ricercare negli effetti sulla domanda provocati dalla seconda ondata di pandemia da COVID-19. Neppure un calo dello stock di petrolio è riuscito ad invertire la tendenza. Quali sono quindi gli scenari possibili a questo punto?

Le variabili di fondo che influenzano il prezzo del West Texas Intermediate sono:

Quindi? Come potrebbe evolversi lo scenario economico in termini di produzione e prezzo del petrolio? Noi di ExportUSA riteniamo che a partire dal 2021 dovrebbero essere pronti uno o più vaccini anti COVID e dalla metà del 2021 dovremmo assistere ad una ripresa della domanda [ricordiamo tra l'altro che la produzione industriale in Cina è già ripresa] La ripresa della domanda dovrebbe poi continuare nel 2022.

Per ciò che riguarda la produzione, invece, l'atteggiamento dell'Amministrazione Biden potrebbe portare ad una riduzione della produzione americana per via dell'opposizione di alcune delle tecniche di estrazione più esasperate, come il fracking, che spesso hanno avuto un forte impatto negativo sull'ambiente [inquinamento delle falde acquifere]

Di conseguenza, riteniamo che la combinazione dei due fenomeni dovrebbe portare ad un graduale aumento dei prezzi del petrolio nei prossimi quattro/cinque anni.


 

Aggiornamento del 30 Agosto 2020
 

Si stabilizza il prezzo del petrolio sui mercati internazionali

La riduzione della produzione di petrolio negli Stati Uniti unitamente a quella dei paesi OPEC+ ha stabilizzato la situazione

Il prezzo del WTI ha visto una tendenza al rialzo a partire da Maggio ed ora oscilla in un range tra i $41.50 e $43.50 al barile [contratti future "front month"] La pressione delle scorte sulla capacità di stoccaggio è per il momento sparita mentre pare che gli accordi raggiunti in sede OPEC+ per la limitazione della produzione stiano tenendo.

Si stanno facendo strada due ipotesi circa gli sviluppi del mercato. Da una parte c'è chi dice che fino alla seconda metà del 2021 non si vedranno significativi aumenti di domanda e quindi il prezzo rimarrà sostanzialmente confinato in range di due o tre dollari con occasionali oscillazioni temporanee.

Dall'altra parte invece c'è chi sostiene che le misure adottate per ridurre la produzione possano tradursi in un collo di bottiglia per il mercato nel momento in cui economia e produzione ripartiranno. Le conseguenze di questa visione e portano a ipotizzare un prezzo vicino ai 100 $ al barile e di qui alla fine del 2021. Il tutto è dovuto al fatto che, per motivi tecnici, molti dei pozzi di estrazione di petrolio chiusi a seguito della crisi non potranno più essere riaperti causando un problema di estrazione e di adeguamento della produzione in caso di aumento della domanda.

Nel frattempo, il numero delle stazioni di estrazione di greggio in America sono passate da 955 nel Luglio 2019 a 255 nel Luglio 2020. In pratica la chiusura dei prozzi di estrazione ha superato il 70% dei stazioni di pompaggio attive a Luglio 2019.


 

Aggiornamento del 18 Maggio 2020
 

Wti Oil Price

Profondo impatto del CoronaVirus sulla produzione petrolifera degli Stati Uniti

Il drastico calo della domanda e la tardiva reazione dell'OPEC e della Russia nel tagliare la produzione ha provocato un crollo del prezzo del petrolio

Il prezzo del petrolio sui mercati mondiali è sceso a tal punto che molti impianti di estrazione in America sono stati fermati perchè non era più economico continuare l'attività di estrazione. Solo dalla settimana scorsa sono emersi segni di un riequilibrio tra domanda e offerta e si può cautamente cominciare a pensare ad un recupero del prezzo del petrolio. In recupero anche i prezzi alla produzione di benzina e di altri prodotti della raffinazione del petrolio.


 

Aggiornamento del 02 Dicembre 2019
 

Gli Stati Uniti diventano esportatori netti di petrolio per la prima volta da 75 anni a questa parte

I quotidiani di tutto il mondo nelle scorse 48'ore hanno rilanciato la notizia della raggiunta indipendenza energetica da parte dell'America. Le cose non stanno proprio così. Il chiarimento di ExportUSA

Le notizie di stampa recenti davano gli Stati Uniti come esportatori netti di petrolio a Novembre 2019 per la prima volta da decenni.  In realtà le cose non sono proprio così e nell'aggiornamento di Dicembre 2019 facciamo una veloce carrellata retrospettiva storica sul mercato dell'estrazione, importazione e esportazione di petrolio degli Stati Uniti.

Verso la fine del 2005 è stato quando l'importazione di petrolio negli Stati Uniti ha raggiunto il picco: 14 milioni di barili al giorno [BDP - Barrell per Day] Negli anni a seguire le importazioni di petrolio hanno oscillato sempre tra gli 11 e i 12 MM/BPD.

Questo per ciò che riguarda il petrolio greggio. Diversa la situazione per il prodotto finito [benzina, fuel jet etc] C'era un sostanziale flusso di importazioni in America anche di prodotto finito. Il picco di è verificato nel 2008 con 3 milioni BPD. Nel 2011 tale flusso di importazioni era arrivato a zero. E dal 2016 gli Stati Uniti sono diventati esportatori netti di prodotti finiti della lavorazione del petrolio greggio con 3 milioni BPD.

Nel 2015 arriva la grande svolta: il Presidente Obama rimuove la proibizione di esportare petrolio greggio e l'America comincia ad esportare petrolio greggio oltre che i prodotti della raffinazione che già comunque esportavano.

Nel 2018 gli Stati Uniti risultavano ancora importatori netti di petrolio greggio per 5.7 milioni BPD. Nel periodo 2019 le importazioni di petrolio greggio degli USA sono state di 4 milioni BPD nel corso dei primi 10 mesi. Comunque una diminuzione rispetto alle importazioni del 2018.

Quindi, gli Stati Uniti sono esportatori netti di petrolio quando sommiamo le esportazioni di petrolio greggio e di prodotti raffinati come benzina e jet fuel. Se consideriamo il solo petrolio greggio, gli Stati Uniti sono ancora importatori netti anche se si stanno velocemente avviando all'indipendenza energetica.
 

 

Aggiornamento del 15 Luglio 2019
 

La politica energetica americana si riconferma essere l'elemento principale per realizzare gli obiettivi della politica estera americana

Le recenti dichiarazioni del Segretario dell'Energia americano Rick Perry evidenziano in maniera chiara e diretta come la politica energetica americana sia la leva principale per raggiungere gli obiettivi della politica estera americana

Se combiniamo le dichiarazioni rese dal Segretario dell'Energia Rick Perry nel corso di due eventi recenti:

CERAWeek 2019 in Houston, Texas, 11-15 Marzo 2019

 e la conferenza:

“Italia, Europa e Stati Uniti: affrontare i cambiamenti inevitabili in modo intelligente”

tenutosi presso l’Ambasciata d’Italia a Washington e organizzata da Aspen Institute Italia  agli inizi di questo mese, otteniamo un quadro chiaro degli obiettivi di politica estera americana e di come la politica energetica sia diventata lo strumento privilegiato dell'Amministrazione Trump per raggiungerli.

In questo aggiornamento di Luglio sulla politica energetica americana piuttosto che soffermarci sui dati di estrazione, produzione, esportazione di petrolio e gas naturale americano, preferiamo analizzare gli sviluppi della politica energetica negli USA in relazione agli obiettivi di politica estera americana.

Pensiamo infatti che questo sia il vero filo conduttore delle prossime mosse dell'Amministrazione Trump su molti fronti: dazi import americani, relazioni commerciali americane, accordi per la vendita di gas naturale, sanzioni americane legate a gasdotto Northstream 2 e posizione degli Stati Uniti in relazione al gasdotto TAP - Trans Atlantic Pipeline 


 

Gli ultimi sviluppi della politica energetica americana alla luce degli equilibri geopolitici futuri

L'esigenza di vendere le eccedenze di gas naturale americano si sposa benissimo con la possibilità di influenzare profondamente gli equilibri strategici con la Russia in Europa


 

L'intreccio tra la politica energetica americana e la politica estera è complesso

I punti di contatto sono molti. L'Europa deve adottare un nuovo modello e stile di negoziazione

L'obiettivo dell'America è sicuramente quello di vendere più gas naturale ed infatti il Segretario Rick Perry ha apertamente dichiarato che l'obiettivo è quello di incrementare le esportazioni di gas americano del 50% nei prossimi anni.

Al di la dell'obiettivo commerciale, gas naturale e petrolio stanno diventamdo una leva per imporre la politica estera americana in contrapposizione a quella Russa e Cinese. In questo senso, alla politica energetica si associa anche la politica commerciale americana con le richieste di aumento dei dazi sulle automobili di importazione europea ad esempio o sui prodotti alimentari.

Un altro obiettivo infatti è quello della politica agricola americana volta ad aumentare le esportazioni di prodotti agricoli americani.

Pensiamo che, in sede di negoziazione, l'Europa farebbe meglio a tenere presente l'intero quadro degli obiettivi e degli interessi americani in tema di politica estera. Negoziare la riduzione dei dazi solo per i beni industriali e macchinari escludendo i prodotti agricoli, e senza tenere presente la leva offerta dagli accordi di acquisto di gas naturale americano ad esempio, priverebbe i negoziatori europei di una grossa opportunità negoziale.


 

Aggiornamento del 05 Maggio 2019
 
 

A Febbraio, il record nella produzione si traduce in un record di esportazione per il gas naturale americano: firmati due accordi commerciali a Bruxelles. Si prevede il raddoppio delle importazioni di gas naturale americano in Europa nei prossimi anni

Sempre a Febbraio:
Calo record delle importazioni americane di petrolio, e
Per la prima volta la produzione di energie rinnovabili in America supera quella di energia prodotta dall'industria del carbone

Settimana, questa appena terminata, densa di notizie per ciô che riguarda la politica energetica americana:


 

Continua la crescita dell'economia americana

L'aumento della produzione di petrolio unitamente all'aumento delle esportazioni di gas naturale [che nel 2018 sono raddoppiate rispetto al 2017] è un altro forte elemento di sostegno di lungo periodo alla crescita dell'economia americana.

I due fenomeni combinati da una parte contribuiscono a ridurre il deficit commerciale, mentre dall'altra aumentano lo stimolo all'economia attraverso il sostegno all'occupazione, l'aumento del gettito fiscale e l'aumento di consumi privati ed investimenti in beni strumentali.


 

Aggiornamenti sull'industria del petrolio americana, sui temi dell'indipendenza energetica degli USA e sugli sviluppi della politica energetica degli Stati Uniti

Accelera l'esportazione di gas naturale dall'America alla Cina - Breve articolo di "The Medi Telegraph" sul cambio di passo nella strategia energetica della Cina che si sta riorientando dal carbone al gas naturale.


ARTICOLI CORRELATI

A leggere la stampa nazionale sembra che la notizia circa il raggiungimento dell'indipendenza energetica da parte degli USA sia una notizia di questi giorni, quasi uno scoop..
 

ExportUSA ne parla dal 2012:


data di pubblicazione originaria: 14/11/2014
Tendenza dei prezzi del petrolio in discesa negli Stati Uniti d’America ed economia in espansione


data di pubblicazione originaria: 26/02/2012
Tendenze industria petrolifera negli Stati Uniti. Politica energetica negli Stati Uniti


data di pubblicazione originaria: 26/10/2012
La scoperta di giacimenti di gas e greggio nel Midwest dà nuova linfa vitale alle raffinerie negli Stati Uniti d'America

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